La prima volta di un ambientalista a Palazzo Chigi

Articolo di Valerio Gualerzi su repubblica.it

Dire ex comunista non vuol dire nulla: da Tremonti a Vendola, gli ex comunisti coprono tutto l’arco parlamentare italiano, compreso qualche sconfinamento in territorio extra. Ma dire ex ambientalista? Anche qui non mancano esempi di ribaltoni totali, a cominciare da quello di Chicco Testa, passato dall’ecologismo militante a paladino di nucleare e carbone.

La nomina di Paolo Gentiloni a presidente del Consiglio, primo caso di un ex dirigente d’associazione ambientalista ed essere proiettato nella stanza dei bottoni, ha avuto comunque la forza di scaldare il cuore dei suoi vecchi compagni. Nella foto qui di fianco il nuovo premier compare in basso a destra con indosso un giubotto senza maniche mentre insieme ad Ermete Realacci e ad altri militanti di Legambiente partecipa nella veste di direttore di Nuova Ecologia ad uno dei primi blitz  della neonata campagna contro l’inquinamento marino Goletta Verde nel 1986.

La speranza dell’attuale presidente di Legambiente Rossella Muroni è che “sappia portare con sé lo spirito legambientino, quel modo curioso e spiazzante di vedere le cose che forse potrà aiutarlo in un contesto così difficile in cui la logica della contrattazione al ribasso rischia di prevalere”.  Gentiloni, ricorda, è “un uomo onesto e competente, una cultura da ambientalista e questo ci fa ben sperare. Ha molte sfide davanti e guiderà di fatto un governo a tempo: gli si chiede insieme stabilità e precarietà”.

L’Italia è un osservato speciale non solo in materia di finanza pubblica. L’Agenzia Europea dell’Ambiente, sulla base delle azioni già adottate e di quelle pianificate, stima che il nostro paese non riuscirà a raggiungere l’obiettivo pre Cop21 di riduzione delle emissioni di CO2 del 38% al 2030 ma, nella migliore delle ipotesi, si fermerà al 23% mancando drammaticamente l’obiettivo post Cop21 del 60%. L’obiettivo al 2020 è stato raggiunto infatti principalmente a causa della significativa diminuzione della produzione industriale nel periodo 2009-2014.

Prima della caduta del governo Renzi il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda aveva annunciato che “si sta lavorando a una Nuova Strategia Energetica che vedrà la luce nei primi mesi del 2017″. Quello di cui l’Italia avrebbe bisogno, per dirla con il vicepresidente del Kyoto Club Francesco Ferrante, è “aumentare il ricorso alle rinnovabili nel mix elettrico, favorendo generazione diffusa e autoproduzione, affrontando la questione degli oneri di rete e della distribuzione del loro peso non come si sta facendo adesso (ideologicamente penalizzando le rinnovabili), piuttosto copiando schemi più moderni ed equilibrati, come quello californiano; completare l’ottimo lavoro su bonus fiscale in edilizia, rendendolo stabile e prendendolo come modello efficace per incentivare capacità anche nella produzione industriale. Verificare se il nuovo conto termico inizi davvero a funzionare e improntare una campagna di comunicazione sulla convenienza delle nuove e rinnovabili forme di riscaldamento e raffrescamento; spingere per una rivoluzione nei trasporti, accompagnando le misure di rafforzamento del trasporto pubblico e di nuove forme di mobilità (bici, sharing, ecc.) con attenzione alle innovazioni tecnologiche positive e potenzialmente distruttive come il biometano (fatto bene) da rifiuti, l’agricoltura e l’elettrico”

Un elenco quasi banale e scontato, che nel Paese di oggi assomiglia molto ad un libro dei sogni. Eppure Legambiente è convinta che se fossero vere le indiscrezioni che indicano Ermete Realacci come prossimo ministro dell’Ambiente, qualche motivo per essere ottimisti c’è. “Non sarà certo possibile per loro fare la rivoluzione ambientale di cui avremmo dannatamente bisogno in questo paese – scrive ancora Rossella Muroni – ma noi speriamo che (Gentiloni e Realacci, ndr) sappiano essere ancora un po’ corsari e con qualche incursione riescano ad esempio a portare a casa una fine emergenza terremoto ed un inizio di ricostruzione degna di un paese civile e moderno (qualità del costruito, recupero beni culturali, innovazione, sicurezza, trasparenza); che possano finalmente dare stabilità all’ecobonus (di cui Ermete è inventore e difensore avendo così aiutato concretamente il settore edile) che ci aiuterebbe a rendere le nostre case efficienti e sicure; che facciano approvare i decreti attuativi del collegato ambientale e della legge sulle agenzie regionali in modo da rendere realmente operative due ottime leggi; che spingano per una direttiva europea su economia circolare davvero moderna e ambiziosa; che sostengano il biometano e le energie rinnovabili; che aiutino i parchi e l’agricoltura biologica ad uscire dell’isolamento ed invece ad essere assi portanti di sviluppo territoriale; che sostengano le imprese verdi e le nuove forme di economia civile che danno vita a migliaia di cooperative in cui i giovani inventano nuovo lavoro”.

Per rimanere ancora una volta delusi c’è tempo.

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