Lo scontro Pd-M5S è il segno di un “cialtronismo bipartisan”

ARTICOLO PUBBLICATO DAL CORRIERE DELLA SERA

Quelli che hanno creato il disastro contro quelli che lo stanno assecondando.
Lo scontro tra Partito democratico e Cinquestelle sui rifiuti a Roma ha un che di surreale, o più esattamente un fondo di cialtroneria “bipartisan”. Da una parte c’è il Pd, la cui classe dirigente capitolina è figlia legittima di quella che ha lasciato marcire per decenni, non solo metaforicamente, ma letteralmente nella più grande discarica d’Europa il problema della spazzatura. Affidando nelle mani di un unico monopolista, Cerroni, la gestione del ciclo dei rifiuti, in un miscuglio quantomeno opaco tra affari e politica; evitando d’impegnarsi per una seria riorganizzazione e “bonifica” dell’Ama, l’azienda romana dei rifiuti, e anzi collaborando attivamente (prima che a perfezionare l’opera arrivasse Alemanno) a farne un monumento al clientelismo e all’inefficienza; non spingendo sulla raccolta differenziata porta a porta, come fatto con successo in decine di città europee e anche italiane, e nemmeno dotando la città di quella minima dotazione di impianti innovativi indispensabili per garantire un ciclo dei rifiuti efficace e sicuro (cioè soprattutto di impianti per il trattamento anaerobico dei rifiuti organici che consente la produzione di compost e di biometano, mentre non c’è alcun bisogno di inceneritori come invece continua ossessivamente a ripetere il ministro dell’ambiente Galletti).
La decisione sacrosanta presa nel 2013 dalla Giunta del sindaco Marino di chiudere la discarica ipersatura di Malagrotta ha reso tanto più urgente sciogliere questi nodi, ma da allora nulla di concreto è stato fatto: così oggi i rifiuti romani nella migliore delle ipotesi viaggiano per centinaia di chilometri per essere smaltiti fuori dal Lazio, con costi economici ed ambientali rilevantissimi, nella peggiore come adesso restano giorni e giorni in mezzo alla strada.
Quanto ai Cinquestelle che governano Roma da quasi un anno, senza peraltro aumentare di uno zero virgola la percentuale di raccolta differenziata in città, , prima hanno messo ad occuparsi di rifiuti un’assessora – Paola Muraro – totalmente inadeguata al compito, ora continuano a non dire con parole di verità e di trasparenza dove andrebbero realizzati gli impianti necessari a riciclare i rifiuti che noi romani produciamo ogni giorno e anzi cavalcano un’insensata opposizione alla produzione di biometano. Se infatti è condivisibile porsi l’obiettivo, ripetuto spesso dall’attuale assessora Montanari di portare in pochi anni la raccolta differenziata nella capitale ad almeno il 70%, resta inevaso il punto decisivo del “che fare” sia con i rifiuti differenziati sia con la frazione residua indifferenziata. Su questo la Giunta Raggi non dà risposte, teme di perdere consenso locale lì dove decidesse di realizzare compostatori e impianti per la produzione di biometano e infatti ha cancellato immediatamente il progetto di Ama di realizzare alemo un paio di “ecodistretti”: eppure le scelte di localizzazione toccano a lei e soltanto a lei. Nel caso dei Cinquestelle, questa “vigliaccheria” è particolarmente irritante: da sempre si dicono paladini dei “rifiuti zero”, ma per azzerare davvero i rifiuti servono impianti oppure “rifiuti zero” diventa uno slogan vuoto che vuol dire, di fatto, centinaia di Tir che tutti i giorni scorrazzano per l’Italia carichi di rifiuti romani.
Purtroppo, nessuno dei due attori di questa commedia sembra intenzionato a cambiare copione. Non i Cinquestelle, tuttora troppo concentrati a prendersela con chi li ha preceduti nel governo di Roma, e tanto meno il Pd, che con la sceneggiata dei volontari con le ramazze annunciata da Renzi per domenica prossima sta scadendo dalla commedia nella farsa. Certo se questo sarà nei prossimi mesi il livello generale del confronto tra i due principali partiti italiani, c’è di che spaventarsi e non soltanto per Roma.

ROBERTO DELLA SETA

FRANCESCO FERRANTE

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