Spese pazze dell’UNIRE

Interrogazione parlamentare Unione

“Sulle spese pazze dell’Unire, il Ministro delle Politiche Agricole faccia chiarezza con urgenza anche senza attendere l’indagine della Corte dei Conti”: lo dichiarano, preannunciando un’interrogazione parlamentare al Ministro Paolo De Castro, i sen. Francesco Ferrante e Augusto Massa dell’Ulivo, il sen. Natale Ripamonti dei Verdi e l’on. Antonello Falomi di Rifondazione Comunista, in riferimento ad un articolo apparso oggi su un settimanale. “Quanto riportato – prosegue la nota – è inquietante, sia per il profondo rosso di bilancio in cui versa l’Unione Nazionale per l’incremento delle razze equine, ma soprattutto per le enormi spese di gestione dell’Associazione: dai costi per i controlli antidoping, che risulterebbero sovrastimati, ai lauti compensi attribuiti a consulenti e collaboratori”.

Ponte Stretto di Messina

DICHIARAZIONE DI FRANCESCO FERRANTE

“Mentre il governatore Cuffaro veste i panni dell’agitatore di popoli, sulle prime pagine dei giornali scoppia per l’ennesima volta lo scandalo sprechi in Sicilia”. “Allarmanti le notizie emergono dall’inchiesta su Palermo pubblicata oggi su “La Repubblica”: 50 persone assunte per contare i tombini a Palermo! Forse il presidente Cuffaro pensa che il Ponte di Messina sia un’occasione per costruire altri tombini”. “E’ tempo che il governatore siciliano si attivi di fronte agli innumerevoli sprechi e imbrogli che da anni si verificano nelle amministrazioni pubbliche siciliane. Il Ponte di Messina non è una delle priorità  del governo Prodi, anzi è un’opera inutile e insostenibile dal punto di vista economico. I siciliani, piuttosto che al Ponte, hanno diritto ad avere acqua e elettricità  nelle proprie case. Forse Cuffaro dimentica che in alcune zone della Sicilia ci sono intere comunità  che ancora nel 2006 non hanno a disposizione vitali mezzi di sussistenza come acqua e luce”.

Partito Democratico

ARTICOLO USCITO SU IL CORRIERE DELL’UMBRIA

In molti, prima ad agosto, ma poi ancora in queste settimane in cui sta riprendendo a pieno regime l’attività  politica, si sono chiesti che fine avesse fatto il Partito Democratico. Alcuni ne hanno parlato come una specie di araba fenice che forse mai si farà  concreta realtà  e Roberto Segatori, in un articolo dedicato a questo argomento qualche giorno fa sul Corriere dell’Umbria, lo definisce uno spettro, soffermandosi sulle ragioni per cui anche in questa regione il nuovo soggetto politico non vede la luce. Credo che le cose non stiano così e che invece, nonostante alcune difficoltà  oggettive – la legge elettorale – e soggettive – le resistenze delle strutture dei due partiti che gli daranno vita – la costruzione di quella realtà  e di quella forma di aggregazione politica che davvero sarà  il fenomeno nuovo e direi rivoluzionario nella politica italiana è in piena marcia e che lo è anche in Umbria Ha ragione Segatori a definire sciagurata la legge elettorale voluta da Berlusconi (e il centro sinistra deve mantenere le promesse fatte e cambiarla al più presto) ma come non vedere che nonostante quella legge alle scorse elezioni politiche alla Camera il soggetto Ulivo c’era sulle schede e che quel soggetto ha raccolto più voti di Ds e Margherita da soli? Il 9 aprile quel simbolo di fronte alla più importante prova politica si dimostrò più capace dei singoli partiti nell’attrarre il voto dei cittadini. Anche quelli che al Senato magari votavano alla sua sinistra (si veda il dato di Rifondazione Comunista) oppure esprimevano posizioni più “moderate” (votando Udc), poi ne subivano il fascino, l’attrazione, quando sulla scheda trovavano il modo di premiare un soggetto che chiaramente si candida a rappresentare il moderno riformismo italiano. Quel risultato è un punto di non ritorno: il Partito Democratico è l’unica risposta possibile alla richiesta di riforme che viene dal Paese e che vuole tenere insieme le spinte alla modernizzazione con la sacrosanta tutela della coesione sociale e con l’aspirazione anche a una maggiore giustizia sociale e alla tutela dell’ambiente. Da allora infatti, almeno nelle istituzioni, c’è stata un’accelerazione vera nella costruzione del nuovo soggetto. Personalmente nella mia esperienza di capogruppo dell’Ulivo al Senato in Commissione Ambiente mi è impossibile distinguere, nei contenuti, le posizioni dei miei colleghi provenienti dai Ds da quelli della Margherita. Più in generale è proprio la storia di questi mesi, dei gruppi unici alla Camera e al Senato, la prova della necessità  dell’aggregazione e dei passi avanti che si sono fatti in quella direzione. Tutto bene quindi? Sarebbe miope non vedere i ritardi e le sollecitazioni che vengono da vari fronti della cosiddetta società  civile cui invece la risposta è ancora troppo timida e incerta. Ma è fisiologica una certa resistenza da parte delle strutture organizzate che tendono a riprodurre se stesse e a tutelarsi, a volte, chiudendosi al nuovo. Una tentazione tanto più forte quanto più solida è la struttura e quanto più radicato sul territorio è il partito. Qui la scommessa da giocare è che la costruzione del nuovo soggetto non venga affidata solo ai due partiti esistenti ma che dalla società  arrivino nuove forze, persone reali in carne ed ossa che vogliano partecipare a questo nuovo inizio, che magari la smettano di lamentarsi dei ritardi e che invece vogliano contribuire con idee e pratiche politiche a questa opera di costruzione. I partiti dovranno fare uno sforzo di apertura e di ascolto enorme. Mi pare proprio che il Comitato Regionale della Margherita che si è riunito venerdì scorso a Campello abbia dato una decisa accelerazione in questa direzione. Noi ci stiamo. Francesco Ferrante

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