MOSE

RONCHI E FERRANTE (ULIVO): “GOVERNO E PARLAMENTO SUL MOSE PROCEDANO D’INTESA” “Il Comitato per la salvaguardia della laguna di Venezia ieri sera ha deciso di non sospendere provvisoriamente quella parte dei lavori che risultano in contrasto con le proposte di modifica progettuale avanzate dal Comune di Venezia. Proposte sostenute anche dalla risoluzione parlamentare approvata all’unanimità  dalla maggioranza della Commissione Ambiente del Senato, col parere favorevole del Governo (espresso dal vice-ministro Capodicasa e dal sottosegretario Dettori): una decisione questa che potrebbe porre un problema politico-istituzionale”. Questa la dichiarazione preoccupata di Edo Ronchi (primo firmatario della risoluzione) e Francesco Ferrante (Capogruppo dell’Ulivo in Commissione Ambiente del Senato) sulla decisione presa ieri sera dal Comitatone. “In questi giorni il Senato è impegnato in numerosissime votazioni dove si chiede alla maggioranza una forte compattezza e lealtà  alle ragioni istituzionali, e non c’è alcun motivo per cui tale lealtà  non debba essere reciproca – hanno continuato i due parlamentari -. Riteniamo quindi necessario, che in relazione a tale questione assegnata alla Tredicesima Commissione, siano chiamati in audizione sia il Comune di Venezia che i rappresentanti del Governo nel Comitatone al fine di ottenere un chiarimento indispensabile e per ristabilire il necessario clima di leale e reciproca collaborazione tra Parlamento e Governo”. 

 

No al vino di Pinocchio

APPROVATA ALL’UNANIMITA’ AL SENATO LA MOZIONE PARLAMENTARE CONTRO L’INVECCHIAMENTO ARTIFICIALE DEL VINO CON I TRUCIOLI DI LEGNO LA DICHIARAZIONE DI VOTO IN AULA, A NOME DELL’ULIVO, DI FRANCESCO FERRANTE 

“Trucioli di legno, invece dell’affinamento in barrique, per dare profumo e corpo al vino. Una barbarie enologica, una “taroccata” sprezzante delle tradizioni e della qualità  che tuttavia rischia di trovare la via della legalità  grazie al provvedimento dell’Unione Europea che ammette l’uso di trucioli di legno per l’invecchiamento artificiale dei vini italiani ed europei al posto del tradizionale passaggio nelle piccole botti di rovere, le barrique appunto. Per contrastare questo provvedimento si rafforza la mobilitazione per tutelare il vino italiano: Città  del Vino, Legambiente e Coldiretti si impegnano contro la normativa dell’Unione Europea sull’uso dei trucioli ed è necessario che il governo si impegni per intervenire presso tutte le sedi comunitarie affinché vengano privilegiate la qualità  e le tipicità  del vino italiano e tutelato il lavoro dei produttori vinicoli, scongiurando l’introduzione di sistemi produttivi che abbiano come obiettivo il livellamento dei gusti verso il basso; per definire, con una apposita normativa nazionale, regole e restrizioni nell’utilizzo della pratica in oggetto, in relazione alle varie categorie vinicole, assicurando il diritto dei consumatori a non essere ingannati attraverso l’adozione di chiare modalità  di etichettatura; a precisare l’esclusione della pratica enologica dei trucioli di legno per i vini classificati Doc, Docg e Igt. A vent’anni dalla crisi del metanolo, la normativa della UE sembra oggi come un brutto film che non vogliamo più vedere. Quello scandalo che costò la vita a molte persone, segnò tuttavia un punto di svolta nella produzione enologica nel nostro paese. Dalle grandi quantità  e al livellamento verso il basso, si puntò alla qualità  e al legame con il territori: una grave crisi si trasformò in un’opportunità  di crescita per un settore fondamentale per il nostro paese. Per non tornare indietro, con questa mozione chiediamo al Governo e al Ministro De Castro un impegno preciso per tutelare le nostre produzioni enologiche anche in sede europea attraverso l’esclusione delle produzioni certificate e la trasparenza dell’etichettatura. Il settore vitivinicolo coinvolge in Italia circa 700.00 persone che ruotano attorno alla filiera produttiva; tra questi circa 560.000 sono impegnati tra vigneti e cantine, e i restanti 140.000 nella trasformazione e distribuzione. Dei circa 670.00 ettari di Vigneto Italia, solo 250.000 sono stati più o meno recentemente rinnovati; si suppone che la maggioranza di questi vigneti faccia parte di Denominazioni di origine; restano da rinnovare circa 400.000 ettari per un valore complessivo di 20 miliardi di euro, tenendo conto di un valore medio dei terreni di 50.000 euro ad ettaro. Nel corso degli ultimi venti anni molte cose nel mondo del vino italiano sono cambiate. Lo scandalo del metanolo segnò come una linea di confine tra vecchio e nuovo modo di “fare” vino, e la qualità  è diventato il punto di riferimento costante. Una qualità  che, partendo dal presupposto che il buon vino si fa nella vigna, ha contribuito allo sviluppo socio economico dei territori rurali. In pratica, si sono creati dei sistemi territoriali intorno al vino che sintetizzano e racchiudono varie forme di offerta: turistica, culturale, produttiva, di sostenibilità  ambientale e di risparmio energetico. Rispetto a vent’anni fa produciamo meno vino (-37,4%), ma il prodotto vale di molto di più. Il fatturato è triplicato dal 1986 (+260%), come il valore dell’export (+250%). Il numero dei vini doc, docg e igt è raddoppiato: dalle 228 denominazioni del 1986 alle 450 del 2005; il loro peso nella produzione complessiva è più che quintuplicato, passando dal 10 al 58%. Intanto è fortemente diminuito anche l’impiego della chimica, a vantaggio della salute dei consumatori: dalle 44.680 tonnellate di agrofarmaci usati nel 1986 si è passati a poco più di 14.000, ben il 68% in meno! Diminuiti anche i consumi di acqua destinata all’irrigazione dei vigneti. E’ per tutelare questo importante settore economico che riteniamo importante che il Senato approvi all’unanimità  la mozione che impegna il Governo in questa direzione”.

“UN PROVVEDIMENTO SPECIALE PER LE MURA PREROMANE DI AMELIA”

LA RICHIESTA DI FRANCESCO FERRANTE (ULIVO) AL MINISTRO PER I BENI E LE ATTIVITA’ CULTURALI 

Un provvedimento speciale, come già  fatto per le città  di Todi e Orvieto, per salvaguardare, tutelare e valorizzare un bene monumentale così importante per il nostro Paese, e poi lo stanziamento di ulteriori e adeguati fondi per poter attuare un intervento progettuale che possa completare il percorso di restauro dell’intera cinta poligonale, in modo da salvaguardare un bene che attraverso i secoli ha rappresentato l’identità  storica culturale del Comune di Amelia: queste in sintesi le richieste del Sen. Francesco Ferrante (Margherita) in un’interrogazione parlamentare sulla salvaguardia delle antiche mura di Amelia, diretta al Ministro per i Beni e le Attività  Culturali Francesco Rutelli. “Le mura del comune di Amelia – ha sottolineato Ferrante -, rappresentano una testimonianza eccezionale di opera difensiva preromana. Sormontate da mura e abitazioni di epoca successiva – medievale e rinascimentale – costituiscono il monumento più significativo della città  storica, con quella parte di cinta difensiva del IV secolo a.C., formata da grandi conci in pietra poligonali a secco e con la Porta Romana, principale accesso alla città  realizzato intorno al 1518, su disegno di Antonio da Sangallo il giovane. Un monumento quindi, che per tanti motivi sia storico-architettonici che identitari, siamo certi potrà  contare sull’attenzione e sulla sensibilità  del Ministro per i Beni e le Attività  Culturali”. Gli investimenti realizzati negli ultimi anni infatti, non sono bastati né a recuperarlo, né ad impedire il crollo (nel gennaio di quest’anno), di un tratto di mura poligonali sul versante est della cinta muraria, interessato dai lavori di consolidamento delle mura medesime. Il vecchio progetto di recupero ipotizzava, oltre alla esigenza primaria di consolidamento strutturale, anche una serie di azioni strategiche finalizzate al passaggio dal mero restauro puntuale, alla valorizzazione complessiva del complesso architettonico e del centro storico nonché alla riorganizzazione funzionale di tutte le aree limitrofe al perimetro delle mura. Ma tutto ciò, pur rappresentando un investimento significativo per le casse regionali, risulta ancora largamente insufficiente nei confronti delle reali esigenze, il cui costo globale secondo il progetto di massima, approvato dalla regione Umbria nel 1995, ammontava a circa 27 miliardi e 200 milioni di vecchie lire, ora ampiamente insufficienti secondo le più recenti stime. ”La strada intrapresa dal senatore Ferrante e sostenuta da tutto il territorio, se pur lunga e difficoltosa, è quella che offre maggiori garanzie per un reale salvataggio delle mura e il rilancio della città  storica di Amelia – ha dichiarato il vice sindaco di Amelia Emanuele Pasero commentando l’interrogazione -. L’intera comunità  spera ora, come già  avvenuto per altre realtà  umbre, nell’adozione di un provvedimento risolutivo”.

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