Comunicati

La risposta al decalogo di Greenreport

Pubblicato su greenreport.it

I 10 punti sulla sostenibilità  ambientale e sociale proposti da Greenreport sono più che condivisibili: ottimi! Ma non per un “compromesso storico” tra Pd e M5S , che aldilà  dell’infausto nome che avete scelto (#sischerza) non ha possibilità  alcuna di realizzarsi. Innanzitutto perché a me pare evidente, e tutta la sua storia lo conferma, che  Grillo non abbia alcuna intenzione di firmare alcun tipo di “compromesso” di qualsiasi genere con chicchessia ma anche perché nel Pd non sembra affatto prevalere l’idea che questi siano i temi essenziali su cui fondare una nuova politica che dia le risposte concrete alla crisi in atto. Bersani ha detto che “la crisi ha sopravvanzato le nostre risposte”: giusta analisi che andrebbe completata dal riconoscimento che le risposte offerte dal Pd erano appunto incomplete. E lo erano soprattutto proprio sul fronte della sostenibilità  e dei costi della politica su cui si incentrano i 10 punti. Niente da fare quindi? Assolutamente no, credo esattamente il contrario: la politica, tutti gli uomini e le donne di “buona volontà ” dovrebbero mettersi a lavoro proprio su quei 10 punti che io personalmente condivido sino in fondo con i seguenti appunti:

1.      Al punto 2:  grazie per la citazione del disegno di legge che avevo presentato nella scorsa legislatura sugli incentivi per il recupero di materia, ma davvero quello deve diventare centrale in una nuova politica industriale italiana. Greeneconomy è questo: innovazione nei processi industriali, nuovi prodotti, energia rinnovabile e distribuita, valorizzazione del made in Italy.

2.      Al punto 3: sulla strategia energetica, oltre allo stop alle trivelle e al fracking (che in Italia non è però dirimente non essendo nemmeno un’opzione concreta) bisogna approfondire di più l’accompagnamento delle tecnologie rinnovabili alla grid parity e studiare bene la transizione che oggi vede il paradosso per cui tra le termoelettriche lavorano (quindi inquinano di più) le centrali a carbone e molto meno i moderni cicli combinati a gas

3.      Al punto 5: ci deve essere un collegamento più stretto possibile tra rappresentati ed eletti quindi i collegi (io ritengo sempre il sistema uninominale a doppio turno – come in Francia – il migliore) non devono essere troppo grandi, come il semplice dimezzamento indurrebbe a fare. Risparmi più importanti, efficacia migliore e tutela della democrazia rappresentativa si otterrebbero invece dal superamento del bicameralismo

4.      Al punto 6: condivido e rafforzerei l’opposizione a ogni ipotesi di uscita dall’Euro e dall’Europa, che deve invece restare il nostro orizzonte e la nostra sfida

5.      Infine a mio avviso è necessario aggiungere un undicesimo punto sulla mobilità  sostenibile. Nelle nostre città  non ci si muove più e si muore di inquinamento. E’ un punto ineludibile e peraltro c’è un movimento forte nella società , tra “salvaiciclisti”, comitati di pendolari, associazioni che lavora su una mobilità  nuova che è fertile e interessante

 

 

Quelle risposte riformiste che il Pd non ha dato

Dal  2008 a oggi è successo questo: il Pd è passato da 12 milioni di voti (33,17%, dato Camera) a poco più di 8 milioni e mezzo (25,41%). 

Quanto alla “sinistra-sinistra”, la somma di Sel (1.090.000, 3,2%) e Rivoluzione Civile (765.000, 2,24%) fa circa 1.850.000 voti, contro i 2.700.000 voti raccolti nel 2008 da Idv (1.590.000, 4,37%) e Sinistra arcobaleno (1.120.000, 3,08%). 

La débacle elettorale delle forze cosiddette progressiste è racchiusa in questi dati, che a loro volta ne fotografano un altro non numerico ma ancora più eloquente: nel mezzo di una crisi economica drammatica che colpisce larghe fette del corpo sociale, compresa buona parte dei ceti medi, la sinistra che da sempre e dappertutto ambisce a rappresentare le persone e i gruppi sociali in difficoltà , arretra. Arretra vistosamente, al punto da oscurare la frana indiscutibile dello schieramento di centrodestra precipitato in cinque anni da 17 milioni di voti a meno di 10 milioni. Arretra cedendo praterie elettorali a un fenomeno inedito e politicamente inafferrabile come sono i “cinquestelle”. Detto con parole semplici: la destra ha quasi dimezzato i suoi consensi, malgrado questo il Pd non ha vinto certificando il suo, temiamo definitivo, fallimento. 

Da qui, noi crediamo, si deve partire per capire il terremoto di queste elezioni. Per capire, innanzitutto, che il centrosinistra ha perso perché incapace, per il profilo anagrafico ma soprattutto culturale della sua classe dirigente, di vedere che la crisi sociale di questi anni si presenta in forme del tutto nuove, forme incomprensibili se l’analisi resta ferma al “gramelot” laburista dei “giovani turchi” o di Susanna Camusso. Oggi nella miscela esplosiva di sofferenza, preoccupazione e protesta che agita l’Italia si trovano impastati – nelle stesse persone, negli stessi ragionamenti – bisogni e richieste tra loro assai diversi: certo il disagio per il lavoro che si perde o per il lavoro che non c’è e l’insofferenza per una pressione fiscale esorbitante, ma insieme un disgusto radicale (spesso più che giustificato) verso chi fa il mestiere della politica e poi domande persino sorprendenti. Come quelle che hanno portato un anno e mezzo fa, a crisi già  conclamata, 30 milioni di italiani a votare nei referendum su nucleare e acqua pubblica mostrando di assegnare grandissima importanza a temi – l’ambiente, i beni comuni – che per lo stato maggiore del Pd sono astrusi e/o irrilevanti. 

Il Partito democratico non sembra in grado di leggere queste novità , tanto meno di nutrirne linguaggi e proposte. Non ha saputo mettere al centro del suo discorso pubblico quelle grandi questioni – l’ecologia, l’educazione, l’innovazione, lo stesso tema fiscale – che sole possono dare prospettiva e attrattiva a un programma riformista, e così ha finito per ridurre la sua promessa di cambiamento a due messaggi non proprio entusiasmanti: una stanca, verbosa perorazione sul lavoro e l’appello all’austerità  (dei conti, dei comportamenti, magari anche delle speranze…). 

Nemmeno ha saputo, il Pd, offrire risposte convincenti alla domanda ormai endemica di “ecologia della politica” e sciogliere davvero i nodi della sua questione morale: che non si esaurisce in qualche impresentabile tardivamente escluso dalle liste ma è fatta di un rapporto troppo spesso opaco con gli interessi economici. 

Ancora, la sconfitta del Pd ha un’altra radice profondissima: è l’ossessione identitaria comune in particolare a tutti gli ex-comunisti, l’idea cioè di una sinistra cui si appartiene per una scelta di vita, quasi antropologica. Idea che riguarda una minoranza sempre più ristretta di italiani, quelli che ad ogni elezione non si chiedono per chi votare dato che lo sanno già , per principio. 

E idea ormai del tutto priva di senso politico: perché il contenuto di questa identità  di cui ci si sente depositari non è più in una certa visione del mondo, in una “ideologia”, morte e sepolte; no, è in un’appartenenza apodittica, nella presunzione di essere diversi e migliori rispetto a tutti gli altri italiani. 

Su tutti e tre questi terreni – contenuti della proposta di cambiamento, ecologia della politica, rifiuto del vincolo identitario – i “cinquestelle” si sono mostrati, paradossalmente e almeno nel linguaggio e nella comunicazione, più riformisti del Pd: declinando con parole contemporanee – l’ambiente, l’agenda digitale – i temi delle risposte alla crisi, dando assoluta centralità  alla riforma della politica, rifiutando ogni steccato identitario fino ad ignorare la stessa divisione destra/sinistra. Il movimento di Grillo sarà  pure populista e rozzo, ma certamente è apparso meglio attrezzato per offrire risposte chiare, decise, concrete alla crisi italiana. 

Questo nostro – anticipiamo prevedibili obiezioni – non è “senno di poi”. Cose analoghe le ripetono in molti da molti mesi e cose analoghe le abbiamo scritte anche noi, più volte, su questo giornale. Per esempio scrivemmo dopo le elezioni regionali siciliane che l’onda a cinque stelle stava diventando uno tsunami, e che per arginarla bisognava che il Pd prendesse con forza in mano temi squisitamente “grillini”, e temi sacrosanti, come l’ambiente e l’ecologia della politica. Sappiamo che non si è voluto fare, questi sono i risultati. 

Roberto Della Seta

Francesco Ferrante

Sintetico resoconto della mia attività  parlamentare

Nella XV legislatura (2006-2008) eletto in Umbria nelle liste della Margherita, capogruppo del Ulivo-Partito Democratico nelle XIII Commissione ambiente e territorio.
Protagonista delle riforma degli incentivi sulle fonti rinnovabili e dell’introduzione del divieto di produzione e commercializzazione degli shopper non biodegradabili
 

RENDICONTO XVI LEGISLATURA (2009-2013)
Eletto in Umbria – Entrato in Senato il 4 novembre 2009
Componente XIII Commissione Ambiente e Territorio
Componente della Commissione d’inchiesta sull’Uranio impoverito
 

Dati sul reddito e sul patrimonio
Ho pubblicato su internet tutti i miei dati sulla situazione reddituale e patrimoniale perché lo ritengo un dovere di trasparenza.
Questo il link: http://www.senato.it/leg/16/BGT/Schede_v3/Attsen/00022803_docpatr.htm
Con il collega Roberto Della Seta ci siamo avvalsi della collaborazione di tre persone che si sono occupate della segreteria, dell’attività  legislativa e della comunicazione della nostra attività  di senatori. 
Inoltre ho versato mensilmente contributi ad associazioni e al Pd per un terzo del totale della retribuzione complessiva
 
Presenza e “produttività ” nel lavoro parlamentare
Ho partecipato al 91,75% delle votazioni elettroniche tenutesi nel corso delle sedute del Senato (3615 su 3940, dato aggiornato al 28/2/2012); a queste vanno aggiunte il 1.2% di votazioni (48) cui non ho partecipato perché impegnato in missioni autorizzate dal Senato.
In 36 occasioni mi è capitato di votare in difformità  dalle indicazioni del mio Gruppo di appartenenza, come ad esempio in occasione del voto sul finanziamento pubblico dei partiti, la riforma della professione forense, la nomina del Professor Veronesi all’Agenzia nucleare, sulla norma che avrebbe impedito cambi di casacca ai parlamentari eletti, il decreto Ilva del dicembre 2012.
 

Ho presentato come primo firmatario 20 disegni di legge, 266  interrogazioni, 392 emendamenti a provvedimenti legislativi
Questo il link per consultare i dati sulla mia presenza e produttività  parlamentare:
http://parlamento.openpolis.it/parlamentare/ferrante-francesco/1563
 

Disegni di legge
Segnalo di seguito i links solo ad alcuni tra i più rilevanti (nella mia pagina sul sito del Senato ci sono ovviamente tutti):

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlpres&leg=16&id=657326 (per la riduzione degli oneri sulle bollette elettriche)

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlpres&leg=16&id=636662  (#salvaiciclisti)

http://www.senato.it/leg/16/BGT/Schede_v3/Ddliter/testi/39207_testi.htm (sulla tutela e valorizzazione del patrimonio ferroviario in abbandono e la realizzazione di una rete della mobilità  dolce)

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlpres&leg=16&id=453996 (sull’utilizzo dei pesticidi)

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlpres&leg=16&id=660451 (sugli alimenti a Km zero) 

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/16/DDLPRES/697188/index.html (per la repressione dell’abusivismo edilizio predisposto in collaborazione con Legambiente)

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlpres&leg=16&id=447709 (per riconoscere il diritto di cittadinanza ai figli nati in Italia di cittadini immigrati )

http://www.senato.it/leg/16/BGT/Schede_v3/Ddliter/testi/39195_testi.htm (per prolungare il permesso di soggiorno ai lavoratori immigrati licenziati a causa della crisi economica) 

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlpres&leg=16&id=620103 (per liberalizzare  l’uso personale di cannabis)

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlpres&leg=16&id=445443 (per introdurre il reato di tortura nel codice penale)

Appena subentrato in parlamento ho aggiunto la mia firma a due importanti ddl:

1.      per istituire una commissione parlamentare d’inchiesta sui fatti del G8 di Genova del 2001 http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlpres&leg=16&id=00323215&part=doc_dc&parse=no&stampa=si&toc=no)

2.      per introdurre nel codice penale i reati ambientali http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlpres&leg=16&id=606078),  
 
infine da relatore ho unificato alcuni ddl sul risparmio energetico e idrico negli edifici e la certificazione edilizia il cui testo definitivo “casa qualità “ è : http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Emendc&leg=16&id=662993&idoggetto=652558 

Priorità  e risultati della mia attività  parlamentare
Ovviamente in una legislatura passata per gran parte del tempo all’opposizione e anche nell’ultimo anno in una “strana maggioranza” che consentiva ben poco all’iniziativa parlamentare, i risultati più importanti sono arrivati “in difesa”, nell’evitare cioè scempi ed errori: penso innanzitutto al condono edilizio che a più riprese – ben 17 volte –  è stato riproposto dal centrodestra (con particolare pervicacia dai senatori campani). Oppure alla bella vittoria ottenuta impedendo impedire l’approvazione della cosiddetta “legge sugli stadi”, che dietro il pretesto di favorire la costruzione di impianti sportivi più moderni e sicuri consentiva la costruzione di interi quartieri in deroga alle norme e alle procedure urbanistiche: alla Camera la legge è stata approvata all’unanimità , in Senato siamo riusciti a fermarla.
Una personale bella soddisfazione è stata l’approvazione del mio emendamento che ha salvato le festività  civili del 25 aprile, del 1° maggio e del 2 giugno.
Purtroppo in alcuni casi siamo stati sconfitti e le norme sugli incentivi per le fonti rinnovabili introdotte dal Ministro Romani con il Governo Berlusconi e  attuate dal Ministro Passera con il Governo Monti si sono confermate il pasticcio che più volte avevamo denunciato e non siamo riusciti a stabilizzare (nonostante i numerosissimi tentativi) il credito d’imposta del 55% per le ristrutturazioni edilizie ecoefficienti.
Una battaglia vinta è stata quella sul divieto di commercializzazione di shopper non biodegradabili: una  norma introdotta nella finanziaria 2007 del Governo Prodi grazie a un mio emendamento che ha dovuto subire rinvii, attacchi tentativi di depotenziamento da parte di un a lobby forte  e furba che ha trovato sponde bipartisan, ma che si è conclusa proprio negli ultimi giorni della legislatura con l’emanazione dell’ultimo decreto ministeriale.
Due risultati importanti sono arrivati nell’ultimo giorno di lavoro ordinario del Senato prima dello scioglimento delle Camere: l’approvazione in via definitiva del disegno di legge sugli spazi verdi urbani, contenente norme per favorire lo sviluppo del verde urbano e sottoporre a forme specifiche di tutela gli alberi monumentali; l’approvazione in prima lettura da parte del Senato del disegno di legge di aggiornamento della legge quadro sui parchi, che prevede più poteri per chi gestisce le aree protette.
 

F35. Ho presentato come primo firmatario una mozione contro il progetto di acquisto degli aerei da guerra F35 “Joint Strike Fighter”, che malgrado il loro costo faraonico sono sistematicamente sfuggiti a quyalunque “spending review”. 
Luoghi di detenzione. Infine un’attività  fondamentale (e forse l’unica che rimpiangerò di non poter continuare) è stata quella ispettiva nelle carceri. Sono stato all’Ucciardone di Palermo, a Catanzaro, a Cerinola in provincia di Caserta, a Sulmona, a Rebibbia a Roma, a Spoleto, a Perugia, a Padova e nel Cie di Ponte Galeria a Roma oltre a che a Lampedusa in quei giorni terribili dell’emergenza nel 2011
 

 

1 165 166 167 168 169 694  Scroll to top