Ilva: la strada di Clini non la consulta

Il Governo si fermi e lasci perdere quell’insensata idea annunciata lunedì da Catricalà  di ricorrere alla Corte Costituzionale sul provvedimento del Gip di Taranto. Idea insensata sia sul piano strettamente formale – su cosa dovrebbe pronunciarsi la Corte? – sia sul piano politico. àˆ davvero insopportabile che dopo anni, addirittura decenni, in cui chi avrebbe dovuto controllare, monitorare, sorvegliare il comportamento dell’azienda, e che invece, per ignavia e/o complicità  con comportamenti che appaiono clamorosamente delittuosi portati avanti prima dalla proprietà  pubblica e poi da una famiglia arrogante, nulla ha fatto per tutelare la salute di cittadini e lavoratori e l’ambiente, oggi provi a fermare l’unico pezzo di Stato che sta finalmente facendo suo dovere, svolgendo le indagini. Con questo non si vuole dire che l’ultimo provvedimento, quello con cui il Gip, in contrasto con la sentenza del Tribunale del Riesame, dispone il fermo dell’impianto non sia preoccupante e non appaia eccessivo. Ma lo sforzo che Governo e gli enti locali devono giustamente fare per tenere l’impianto aperto, assicurando quel bene preziosissimo che è il lavoro, mentre si impone finalmente all’azienda di investire nelle tecnologie che permettono , in tante altre parti del mondo dove si produce acciaio, a partire dal “modello tedesco”, di farlo senza uccidere salute e ambiente, non può e non deve mai passare attraverso un attacco a quei magistrati che hanno avuto semplicemente il coraggio di servire il loro Paese e la ricerca della verità . Il governo reclama il diritto di fare la politica industriale di questo paese. Giusto, è quello che è mancato in questi anni. Per l’Ilva la strada indicata da Ministro Clini sembra quella giusta: rifiutare il fermo dell’impianto perchè sarebbe assai difficile farlo ripartire, ma avviare immediatamente il programma di bonifiche anche con i soldi della collettività  per i guasti provocati negli anni di pubblica proprietà  e costringere finalmente i Riva a investire in best tecnologies sia sulle bonifiche che sui processi produttivi. Mettere ancora oggi in contrapposizione ambiente e salute da una parte, e sviluppo e occupazione dall’altra è non solo antistorico ma una sciocchezza che impedirebbe ogni progresso.
P. S. A proposito di politica industriale e prerogative del Governo certo che il programma annunciato dal Ministro Passera sull’energia appare del tutto inadeguato e per alcuni tratti – libertà  di trivellazioni e ulteriore freno allo sviluppo delle rinnovabili – addirittura dannoso. Compito del Partito Democratico in Parlamento sarà  quello di correggerlo radicalmente