Un appello: Smart Italy, per liberare le energie pulite, sostenere il risparmio energetico

Un appello che parte dalla Toscana a difesa delle rinnovabili sull’intero territorio nazionale. Tra i primi firmatari dell’appello: Francesco Ferrante, Vice presidente di Kyoto Club, Alessandro Visalli, Coordinatore nazionale di FREE, Jacopo Fo, ambientalista e scrittore, Sauro Valentini, Presidente Nazionale GIGA

La dura lezione dei cambiamenti climatici si è abbattuta anche sull’Italia con lutti e devastazioni. L’ONU e tutti gli istituti scientifici affermano che abbiamo un’unica soluzione: ridurre le emissioni di anidride carbonica per produrre energia, per riscaldare e raffrescare e per i trasporti e che la soluzione risiede in un mondo in cui l’energia è rinnovabile e attuata attraverso riuso e risparmio.

In Italia in questi ultimi mesi si vanno diffondendo opinioni negazioniste molto gravi che, sfruttando alcune dispute locali legate alla localizzazione di impianti di energie rinnovabili giungono ad affermare che l’Italia non ha bisogno di nuove fonti energetiche rinnovabili dato che ne ha già  in abbondanza.

Purtroppo non è così e riusciamo a produrre il 38% (2014) dell’energia elettrica consumata grazie allo sviluppo di idroelettrico, geotermia, eolico, fotovoltaico e biogas/biomasse, lasciando gli altri due terzi a gas, carbone, olio pesante. Sul totale dell’energia consumata che comprende anche riproduzione di calore, frigorie e trasporti ancora non riusciamo a superare il 15% del totale consumato negli anni di oggi, quelli della crisi. Ogni Kwh di energia risparmiata con il risparmio energetico e ogni kwh di energia prodotta da fonti rinnovabili è energia sottratta alle fonti fossili ed è un contributo alla rinascita climatica, ambientale ed economica del nostro paese. Ogni moratoria che blocca le energie rinnovabili equivale a bloccare le cure salvavita ad un paziente gravemente malato. Sulle tecnologie rinnovabili abbiamo spesso una supremazia a livello mondiale, come avviene per le turbine idroelettriche, per la geotermia (inventata in Italia), per il solare termodinamico, per gli inverter per il fotovoltaico e nelle innumerevoli soluzioni per il risparmio è l’efficienza energetica.

Lo sviluppo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica è per noi una chance di rinascita economica e occupazionale oltre che ecologica, potendo per questa via produrre energia pulita senza importare gas petrolio e carbone risanando la bilancia nostra commerciale e creando posti di lavoro su una ricchezza basata sull’utilizzazione del potenziale energetico dato in dote dalla nostra terra, in modo inesauribile e non dannoso.

La proposta di moratoria di sei mesi da parte della Regione Toscana sulle richieste di permessi di ricerca sul nuovo modo di fare geotermia in maniera rinnovabile “ad impatto zero”, è un segnale di sottovalutazione dei rischi climatici che tanti lutti hanno prodotto proprio in Toscana e sferra un colpo duro al mondo della ricerca, all’industria ed ai posti di lavoro che si stavano sviluppando.

Le imprese che hanno presentato permessi di ricerca hanno aderito ai protocolli di sostenibilità  che le associazioni ecologiste hanno elaborato e si sono impegnate in un protocollo di intesa con la Regione Toscana firmato dal presidente Rossi ad utilizzare solo sistemi a ciclo binario e a reiniezione totale di fluidi e gas. Per cui la beffa diventa doppia colpendo non la speculazione sul territorio di chi spara in atmosfera tonnellate di anidride carbonica ed inquinanti ma proprio coloro che hanno attivato ricerca ed investimenti per fare geotermia sostenibile Chi pagherà  in questi sei mesi i lavoratori del settore? Quale geotermia si intende autorizzare alla fine dei sei mesi ? Quella che emette in atmosfera vapore, anidride carbonica ed inquinanti o quella a totale reiniezione ed a ” impatto zero”? Questi atti di pura schizofrenia legislativa stanno vanificando quanto di buono e di straordinario si era creato in questi anni con i conti energia che, sia detto chiaro e forte, hanno indirizzato verso le rinnovabili una frazione non superiore al 10% di quanto destinato in mezzo secolo alle fonti fossili. Il fenomeno prese avvio con l’opposizione alle pale eoliche, responsabili di devastazioni “inenarrabili” secondo i comitati neo conservatori, sino al punto di far dire a un assessore regionale siciliano (invero successivamente arrestato per connivenza con la mafia del cemento) che il vero problema del territorio siciliano erano “quegli ecomostri che sono le pale eoliche”.

Nei primi anni 2000, uno degli argomenti dei nemici dell’eolico, che nel contempo sostenevano di essere ambientalisti, era che l’eolico era troppo impattante, che in Italia non c’era vento e che invece si sarebbe dovuto fare ricorso al sole. Peccato che appena si iniziò a diffondere il fotovoltaico lo stesso divenne, spesso attraverso gli stessi personaggi, associazioni e comitati, un “distruttore di paesaggio” e un fattore che -addirittura -metteva in discussione la vocazione agricola di tante aree pregiate del nostro Paese. Polemica insensata, se si guardano i numeri reali, ma destinata a proseguire anche successivamente all’eliminazione di qualsiasi incentivo destinato al fotovoltaico.

Se poi qualcuno propone un impianto solare termodinamico (innovazione di cui a parole tutti vanno fieri, visto che si deve al premio Nobel Carlo Rubbia), apriti cielo! Qualche ettaro destinato a quegli impianti in Sardegna e si grida alla colonizzazione, alla distruzione del paesaggio e dell’agricoltura sardi, dopo che i poli industriali sardi, tutti in crisi, sono divenuti autentiche cattedrali nel deserto, lasciando dietro di loro autentiche devastazioni ambientali e danni alla salute, con la speranza di riconversione alla chimica verde che si affaccia a Porto Torres, con la nascita di tanti comitati che, invece di richiedere che si proceda finalmente alle bonifiche di quelle aree (quella sì che sarebbe una vera battaglia ambientalista) si impegnano ad osteggiare in ogni modo, ritenendo che coltivare cardi o canne sia un danno per l’agricoltura food.

Non si tratta, come è ovvio, di rinunciare a chiedere, anzi a pretendere che un impianto eolico debba essere inserito con cautela nello straordinario paesaggio italiano. Non vogliamo rinunciare a ribadire che il fotovoltaico è bene che si faccia sui tetti. E gli impianti solari termodinamici non devono, altrettanto ovviamente, togliere opportunità  all’agricoltura di qualità . Come la chimica verde e il biogas che possono e devono utilizzare i residui e utilizzare con criteri biologici coltivazioni dedicate in aree marginali o già  abbandonate dagli agricoltori. E anche gli impianti geotermici superiori alle piccole utilizzazioni sotto il Mw, per tornare da dove siamo partiti, devono essere sottoposti a Valutazione d’impatto ambientale ed essere tutti a ciclo binario chiuso.

Le energie rinnovabili, imparando ad utilizzare i cicli naturali per l’energia, rappresentano il maggiore miracolo tecnologico del nostro tempo facendoci riscoprire le nostre origini. Riescono a concretizzare la promessa di una economia e di una società  in equilibrio con il mondo. Richiedono investimenti certo, ma danno l’opportunità  ad ogni luogo della terra di non dover dipendere per l’energia dagli arabi, dai russi o dagli americani e consentono a chi non ha risorse fossili di tornare padrone del proprio destino.

L’Europa ha al centro della sua strategia l’idea della indipendenza energetica a partire dalle rinnovabili e dall’efficienza e con il Burden Sharing ha fissato gli obbiettivi minimi di sviluppo ma ha detto chiaramente che si tratta degli obbiettivi minimi e che il massimo possibile è l’obiettivo finale di una società  libera dall’uso per energia delle fonti fossili. Per tutto questo i sottoscritti rivolgono un appello a tutte le forze politiche di maggioranza ed opposizione sia a livello della Regione Toscana e delle altre regioni Italiane che a livello del governo e del parlamento affinché sia ripresa e non più solo a parole la strada dello sviluppo delle energie rinnovabili in sostituzione delle energie fossili partendo innanzi tutto dalla sburocratizzazione e dal ripristino della certezza del diritto.

 

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