“Abbiamo chiesto la votazione per parti separate sulla manovra finanziaria perché, pur ribadendo la nostra assoluta contrarietà a una manovra inadeguata che tra i tanti suoi difetti ha anche quello di non comprendere la valenza di un possibile nuovo sviluppo della questione ambientale, abbiamo voluto dare un segnale su alcune questioni specifiche, prima di tutto su quelle relative al Sistri. Abbiamo infatti concordato con la maggioranza una condizione per cui la commissione all’unanimità ha votato affinché il Sistri sia appunto salvaguardato. La sua abrogazione infatti proposta dal governo, e in particolare dal ministro Calderoli, sarebbe davvero un regalo all’ecomafia . Con la votazione di oggi il PD ha però ottenuto che la stessa commissione chieda una proroga di 4 mesi (con
partenze scaglionate dal 1 gennaio e non più dall’1 settembre) e
soprattutto che al Ministero dell’ambiente venga posta la richiesta per quelle modifiche tecniche, alcune delle quali relative alle tipologie di rifiuti, che permettano finalmente agli operatori di potersi adeguare al nuovo sistema senza le difficoltà che ne hanno segnato sino adesso la sperimentazione”. Lo dichiarano i senatori del PD membri della commissione Ambiente del Senato Roberto Della Seta, Francesco Ferrante, Vincenzo De Luca e Daniela Mazzucconi.
Follia cancellare i piccoli comuni, no a reintroduzione podestà
“Cancellare di fatto quasi 2000 piccoli comuni sarebbe una follia: una follia che non porterebbe alcun vero risparmio nelle casse pubbliche e che invece distruggerebbe un patrimonio non solo d’identità ma di protezione territoriale e di economia sostenibile. Altrettanto inaccettabile è l’idea di ridurre la rappresentanza di queste comunità a un sindaco-podestà senza più consiglio comunale: ciò farebbe di milioni di italiani che vivono nei piccoli comuni dei cittadini di serie B, privati di fondamentali diritti democratici”. àˆ quanto dichiarano i senatori del PD Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, preannunciando emendamenti per eliminare dalla manovra economica la norma che sopprime di fatto i Comuni sotto i 1000 abitanti.
“Poche settimane fa – affermano ancora i due parlamentari ecodem – la Camera ha approvato all’unanimità in prima lettura la legge sui piccoli comuni, che ha l’obiettivo di valorizzare la ricchezza rappresentata da questi indispensabili presìdi territoriali. Adesso questa norma vorrebbe
invece cancellare con un tratto di penna centinaia di istituzioni
periferiche nelle quali è una delle radici più originali dell’identità italiana, costituendo un grande serbatoio di modernità . Basti dire che in questi territori si produce buona parte di quei prodotti agroalimentari a marchio Doc e Igp che rappresentano la punta di diamante competitiva della nostra agricoltura. Insomma, la cancellazione dei comuni sotto i 1000 abitanti danneggia l’Italia: per questo la norma va stralciata dalla manovra, mentre l’esigenza reale di promuovere l’accorpamento di funzioni amministrative tra piccoli e piccolissimi comuni va affrontata e risolta in sede di riscrittura della Carta delle autonomie”.
Insensato abolire provincia di Terni
“E’ davvero insensato confondere la sacrosanta esigenza di tagliare i costi della politica con l’abrogazione di un ente fondamentale per lo sviluppo del ternano e importante per l’equilibrio istituzionale dell’intera Regione Umbria” ha dichiarato il senatore del Pd eletto in Umbria Francesco Ferrante.
“Ha ragione il presidente dell’UPI Umbria, Marco Vinicio Guasticchi – ha proseguito Ferrante – sono ben altri i costi inutili della politica che dovrebbero essere immediatamente tagliati a partire da odiosi privilegi quali i generosi vitalizi dei parlamentari. Ma i veri costi sono quelli legati a enti inutili da sciogliere subito, alle procedure burocratiche inutilmente vessatorie per cittadini e imprese, e soprattutto all’incapacità di una classe politica non adeguatamente selezionata di indicare la strada di un nuovo sviluppo e di rappresentare un esempio di rettitudine e onestà “.
“In questo quadro – ha concluso il Sen. Ferrante – pensare di risanare il bilancio del Paese abrogando la provincia di Terni e qualche piccolo comune, culla delle nostre identità appare davvero folle, tanto più in un periodo dove la crisi delle industrie su cui Terni ha fondato il proprio sviluppo richiederebbe un quadro istituzionale stabile e forte”.