Carceri: situazione intollerabile, misure Governo inadeguate

 

“Il diciottesimo suicidio in carcere dall’inizio dell’anno merita un solo commento: è una situazione disumana, intollerabile, di fronte alla quale il governo deve agire non subito, adesso, senza perdere altro tempo e con misure più adeguate di quelle finora annunciate dal Consiglio dei ministri”. Lo dice il senatore del Pd Francesco Ferrante.

“Fino ad ora – prosegue Ferrante – ho presentato ben 8 interrogazioni sui casi di suicidio in carcere alle quali il governo non ha mai risposto. La situazione del sovraffollamento nelle prigioni merita una serie di interventi immediati e seri che vanno bel al di là  di quelli proposti dal governo con il piano carceri e con il ddl Alfano sulle misure domiciliari e sulla messa in prova. La questione delle pene alternative va affrontata in modo strutturale e non si può certo aspettare che vengano realizzati i nuovi penitenziari promessi dall’Esecutivo. E ci vuole anche più trasparenza da parte del governo – conclude Ferrante – perché casi come questo mettono drammaticamente in evidenza quanto la situazione nelle prigioni sia fuori da ogni controllo”.

Pd: ambiente deve essere terreno prioritario per Partito

“Dopo il deludente risultato elettorale oggi per il Pd non è più tempo di schermaglie tattiche e rese dei conti personalistiche: nei prossimi mesi ci giochiamo il futuro di un progetto generoso che ha mobilitato grandi speranze ed energie per dare vita in Italia ad un grande partito popolare con le gambe e con il cuore nel 21° secolo. Questo deve essere il Pd, questo finora non è stato, e come ha scritto Ermete Realacci oggi su Europa l’ambiente, la green economy, anche come metafora delle migliori capacità  italiane, dal made in Italy alle virtù civiche, sono una materia prima indispensabile per dare un seguito a questo grande progetto”. Lo dicono i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante.
“Il tempo sta per scadere – continuano gli esponenti ecodem – perché in tutto il mondo l’ambiente sta diventando un fattore chiave dell’offerta politica. In alcuni casi a guidare  questo cammino sono i partiti ecologisti, come in Francia e in Germania, in altri questo tema è al centro della proposta e del discorso pubblico delle grandi forze riformiste e democratiche, come gli Stati Uniti di Barack Obama. I prossimi mesi diranno e dipenderà  dall’impegno del gruppo dirigente del Pd – concludono Ferrante e Della Seta – se il nostro partito sarà  in grado di raccogliere questa sfida”.

Grillini costola della sinistra?

Articolo pubblicato su Il Manifesto

Proviamo a fantasticare: e se i «grillini» diventassero per il centrosinistra
ciò che la Lega è stata per il centrodestra? Se più dell’Idv – dove l’appeal
giustizialista di Di Pietro è stata l’occasione per il riciclaggio di seconde
e terze file della prima Repubblica anziché per la promozione di un personale
politico «inedito» e innovativo – finissero per portare un po’ di sangue
fresco nel corpo decisamente anemico dell’attuale Pd e dei suoi alleati, e
molto più dell’esausta e antichissima sinistra radicale portassero temi e
linguaggi contemporanei nel discorso quanto mai stentato e datato del
riformismo italiano?
Le differenze tra i due fenomeni – la Lega degli inizi, questo movimento
«cinque stelle» che presentatosi solo in cinque regioni su 13 ha raccolto
quasi mezzo milione di voti – sono immense. I mondi di riferimento non
potrebbero essere più lontani: da una parte un elettorato poco metropolitano,
non giovanissimo, culturalmente tradizionalista, spaventato dai ritmi sempre
più incalzanti della globalizzazione e dei connessi cambiamenti socio-
economici e per questo allettato dall’offerta di un’identità  etnica – la
Padania – magari un po’ inventata ma rassicurante; dall’altra un elettorato
giovane, prevalentemente cittadino, a suo agio con i temi e anche con i
linguaggi e le tecniche comunicative della globalizzazione, proiettato in
un’identità , come direbbe Manuel Castells, «progettuale».
Eppure per più di un aspetto queste due «novità », l’una e l’altra giunte ad un
primo successo nel più totale disinteresse dei media tradizionali, si
assomigliano.
Entrambe hanno raccolto il loro iniziale consenso scagliandosi contro i vizi e
i privilegi del ceto politico consolidato, che per la Lega era «Roma ladrona»
e per i «grillini» è la casta dei politici di professione; entrambe hanno
rifiutato l’etichetta di destra (la Lega) e di sinistra (i «grillini»);
entrambe hanno utilizzato per imporsi un linguaggio rozzo, demagogico,
estremista; entrambe si sono mostrate particolarmente aggressive verso le
forze politiche che attingono al bacino elettorale più vicino (Bossi che dava
del mafioso a Berlusconi e dei porci ai «neofascisti» di An, o che rivendicava
l’ascendenza della Lega nella lotta partigiana; Grillo che riempie di insulti
e di disprezzo i leader del Pd).
Dall’altra parte, come i valori e i temi proposti dalla Lega sono sempre stati
decisamente «di destra» – l’attaccamento alla tradizione, il rifiuto
dell’immigrazione – così quelli dei «grillini» sono oggettivamente e
soggettivamente «di sinistra»: la partecipazione democratica, l’innovazione
tecnologica («banda larga per tutti»), i diritti civili, l’ambiente, un
welfare rinnovato capace di rispondere ai bisogni e ai problemi di gruppi
sociali poco tutelati a cominciare dai giovani e dai precari.
Inoltre sia la Lega che i «grillini» presentano una analoga caratteristica che
li fa contraddittori e in parte sfuggenti: sono forze radicali, populiste,
sotto certi aspetti persino sovversive, e al tempo stesso fanno breccia in un
elettorato non ideologizzato e dunque, si può dire, «di centro».
La Lega che nelle province piemontesi da Cuneo a Novara e nel Veneto ex-bianco
fa il pieno di voti che secondo le categorie politologiche sono squisitamemnte
moderati, i «grillini» votati da un elettorato le cui scelte elettorali si
sottraggono ad ogni criterio di appartenenza. Se questa breve e sommaria
analisi ha qualche base di verità , resta una domanda di fondo: nel caso della
Lega e del centrodestra, l’incontro è stato il capolavoro di due politici con
tratti geniali, Berlusconi e Bossi.
Nel caso dei «grillini» e del centrosinistra, oggi figure così, carismatiche e
capaci di altrettanto, in un campo e nell’altro non sembrano alle viste.
Emergeranno?

ROBERTO DELLA SETA e FRANCESCO FERRANTE

1 525 526 527 528 529 745  Scroll to top