“BASTA RACCOLTA DIFFERENZIATA, SERVONO INCENERITORI”: FAKE NEWS SUI RIFIUTI AL TEMPO DEL CORONAVIRUS

pubblicato su huffingtonpost.it

Fake-news significa, più o meno, notizie-spazzatura. Dunque non ci sono fake-news più compiute e letterali di quelle, abbondantissime, che hanno invaso non solo il web ma anche molti media mainstream in queste settimane di pandemia e quarantena sul tema appunto dei rifiuti, della spazzatura che ogni giorno accumuliamo in casa nostra. Un filo le lega quasi tutte: il lockdown rende inutile la raccolta differenziata, meglio non separare più i rifiuti domestici e poi mandarli a bruciare tutti insieme negli inceneritori.

Abbiamo chiesto a Roberto Cavallo, esperto di rifiuti, saggista e divulgatore ambientale, di aiutarci a smontare almeno le notizie-spazzatura più diffuse e pericolose, nella speranza che questi consigli aiutino i cittadini, naturalmente nel pieno rispetto della priorità che va data alla salute di tutti noi e in primo luogo degli operatori dell’igiene urbana, a gestire in modo corretto, sicuro, sostenibile la nostra “monnezza” quotidiana.

Fake 1

Il coronavirus può arrivare dal rubinetto, meglio l’acqua in bottiglia

Niente di più falso, al contrario come scrive l’Istituto Superiore di Sanità riportando studi scientifici il Coronavirus “è suscettibile ai disinfettanti (cloro e biossido di cloro) che si dimostrano in grado di disattivare completamente il virus in tempi inferiori […] a quelli richiesti per abbattere le concentrazioni dei tradizionali indicatori batterici di contaminazione fecale (Escherichia coli), utilizzati per la valutazione della qualità microbiologica delle acque secondo le normative attualmente in vigore”.

Fake 2

È meglio nella raccolta differenziata non separare più l’umido

Al contrario è meglio continuare a separarlo, non ci sono infatti evidenze scientifiche che il Coronavirus si trasmetta tramite il cibo e non è mai stato trovato nell’acqua (fontI: CDC, FDA, Brunilda Nazario, MD, 03/24/2020 in WebMed), e invece il compostaggio è uno dei processi più sicuri per denaturare il virus.

Fake 3

Se faccio la differenziata poi infetto gli operatori della raccolta

Fortunatamente gli operatori già prima del coronavirus avevano equipaggiamenti per proteggerli dal rischio biologico ed infettivo che è uno dei rischi maggiori a cui sono, da sempre, esposti.

Fake 4

Facendo la differenziata si contagiano i vicini, meglio buttare tutto insieme

No, al contrario mantenere separati i diversi materiali aiuta proprio a diminuire il rischio di diffusione del virus, anche perché la plastica, la carta e gli altri materiali secchi possono essere tenuti in casa o nei bidoni anche per qualche giorno e il virus se eventualmente fosse presente, dopo al massimo 3 giorni muore.

Fake 5

Abbiamo bisogno di più inceneritori perché i rifiuti stanno aumentando

Non è vero, anzi si sta registrando una diminuzione tra il 15 e il 25% dei rifiuti urbani, dovuto alla chiusura delle attività commerciali, bar e ristoranti nelle città e a una riduzione ancor più importante dei rifiuti speciali (quelli di origine industriale).

Fake 6

Dobbiamo incenerire i fanghi di depurazione per sanitizzarli ed evitare il rischio di disperdere il virus nei terreni e quindi nei cibi

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità “non è  stata dimostrata la presenza del virus in fanghi di depurazione” e […] non risultano documentati scientificamente episodi epidemiologici associati a esposizione a microrganismi nei fanghi trattati”.

Fake 7

Dobbiamo bruciare i fanghi di depurazione perché il compostaggio non è sufficiente

Non è vero, l’Istituto Superiore di Sanità afferma che per “impianti di compostaggio, digestione anaerobica, i tempi e le temperature di trattamento fanno ritenere irrilevante il rischio di trasmissione dell’infezione da SARS-CoV-2”.

In conclusione. Stiamo vivendo giorni difficili, non c’è davvero bisogno di aggiungere false preoccupazioni a quelle vere che abbondano. Almeno in materia di rifiuti gli italiani possono stare tranquilli: continuare a fare la raccolta differenziata, magari approfittare della quarantena per preparare torte, biscotti e pane fatti in casa o per cucinare verdura e frutta fresche ortaggi freschi a km0 o disponendo di un giardino anche piccolo per organizzare il compostaggio domestico della parte umida dei propri rifiuti. La speranza, anzi, è che questa fase così complicata della nostra vita contribuisca a diffondere in tutta Italia le migliori pratiche di una gestione sostenibile dei rifiuti: ciò senza nasconderci il fatto che la filiera dei rifiuti – dalla raccolta differenziata al recupero al riciclo – per diventare veramente efficiente e capace, anche, di affrontare passaggi come questo  deve dotarsi di una rete di impianti molto più capillare di quella attuale, primi fra tutti gli impianti per la digestione anaerobica del rifiuto organico. Altro che inceneritori.

ROBERTO DELLA SETA

FRANCESCO FERRANTE

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