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Il 28 giugno nasce Ecogreen

Il 28 giugno prossimo, con un incontro pubblico a Roma (Auditorium del MAXXI, ore 10-17), comincia il cammino di ECOGREEN PER L’ITALIA, “impresa politica” per dare nuova speranza all’Italia partendo dall’idea che un’economia e una società  “green” siano la risposta più efficace, più promettente ai grandi problemi che ci assillano.
 

Siamo ECOGREEN perché pensiamo che solo a partire da un “green new deal” si può ritrovare speranza in un futuro migliore del presente e si possono superare le grandi crisi – sociale, economica, ecologica – dell’Italia e del mondo. Serve un nuovo patto sociale fondato sulla green economy e sulla conversione ecologica di produzioni e consumi: un patto per risollevare l’Italia nel segno della sostenibilità  ambientale e sociale; per creare ricchezza senza distruggere la natura, il paesaggio e gli equilibri ecologici; per creare lavoro investendo nella qualità  ambientale e nelle altre grandi risorse immateriali come l’educazione, la cultura, la conoscenza, la coesione sociale, la partecipazione democratica, la legalità . 

 

Amiamo l’Italia, per questo la vogliamo più sostenibile, più dinamica, più equa, più civile. Crediamo che il nostro Paese abbia le risorse materiali e morali, il patrimonio di saperi scientifici e tecnologici, necessari a garantire una prospettiva di sviluppo duraturo e di benessere diffuso: ma tale possibilità  non è scontata, per concretizzarla occorre dare nuova centralità  ai valori dell’equità  sociale, della sostenibilità  ambientale, dell’etica pubblica, della promozione del merito individuale.  

 

Al centro della nostra iniziativa mettiamo cinque parole.

 

La prima parola è crisi, come problema e come occasione e necessità  di cambiamento. Nessun nuovo progetto politico è oggi non solo credibile, ma nemmeno dicibile,  se esso non si offre quale risposta concreta e innovativa alla crisi di questi anni. Una crisi molteplice, che come in un gioco di scatole cinesi ne contiene diverse, tutte fra loro collegate ma ciascuna con propri tratti specifici. Vi è la crisi globale di un’economia finanziaria che lasciata crescere senza limiti, né regole, né controlli, ha colpito al cuore l’economia reale, distrutto milioni di posti lavoro, alimentato fenomeni inediti e terribili di sofferenza sociale. Vi è la crisi europea del lavoro che manca sempre di più, alimentata da molte scelte recenti di politica economica dell’Unione europea che hanno puntato esclusivamente sull’obiettivo di una drastica riduzione di deficit e debiti pubblici; di un orizzonte competitivo che vede irrompere nuovi e formidabili protagonisti globali; dei nostri sistemi di welfare che rischiano di pagare prezzi pesantissimi alle politiche di risanamento dei bilanci pubblici. Ancora, vi è la crisi climatica ed ecologica, i cui tempi sono più dilatati ma i cui costi prevedibili, sociali ed economici, fanno impallidire tutto il resto. Per l’Italia, vi è poi un’ulteriore scatola cinese, un supplemento di crisi sociale, ambientale, democratica. Siamo tra i grandi Paesi europei uno di quelli con la distanza maggiore e più rapidamente crescente tra ricchi e poveri, con la percentuale più alta di giovani senza lavoro, dove l’amministrazione pubblica funziona peggio e costa di più, dove i meriti individuali, la mobilità  sociale e le aspirazioni dei più giovani sono sistematicamente sacrificati agli interessi auto-conservativi di piccoli e grandi gruppi di pressione interessati soprattutto a difendere il loro potere e i loro privilegi; convivono tra di noi un popolo di evasori fiscali e un altro popolo di contribuenti tassati per oltre metà  del loro reddito; siamo assediati da fenomeni consolidati e ormai endemici di illegalità , dalle mafie alla corruzione; abbiamo tra le città  più inquinate d’Europa e problemi di degrado ambientale che almeno in questa forma e dimensione sono altrove sconosciuti, come l’abusivismo edilizio o il diffuso dissesto territoriale; aumenta ogni minuto la sfiducia e il disprezzo dei cittadini, dei “rappresentati, verso la classe politica, verso i “rappresentanti”. Tutti questi mali italiani nascono almeno in parte dalle medesime cause: la lontananza delle classi dirigenti dall’interesse generale e dal senso stesso dell’etica pubblica, l’idea che i problemi inediti del mondo d’oggi si possano risolvere affidandosi alle stesse logiche, alle stesse mentalità  che tali problemi hanno determinato. 

 

La seconda parola è green come green economy. Fino a qualche anno fa l’ambiente evocava soprattutto valori e bisogni, era un campo d’impegno prevalentemente culturale e sociale ed era, al tempo stesso, il terreno di un conflitto ricorrente e prevalente tra ragione ambientale e ragione economica. Oggi l’ambiente è ancora, certo, un valore e un bisogno primari, è ancora e sempre di più l’idea di un bene comune da difendere e che non può, non deve venire ridotto a merce. Ma oggi l’ambiente coinvolge rilevantissimi interessi economici, è il simbolo ed è il motore di una nuova economia che si dimostra particolarmente efficace come antidoto alla crisi e come base per un rinnovato e duraturo benessere. E’ la green economy dell’innovazione energetica, della chimica verde, della mobilità  sostenibile, della valorizzazione del paesaggio, delle “smart city”, dei nuovi materiali, del riciclo dei rifiuti. Un’economia che genera ricchezza, dà  lavoro, senza dissipare risorse naturali e senza far crescere l’inquinamento, anzi contribuendo a risolvere problemi ambientali: un tempo si sarebbe detta un’economia a basso contenuto di entropia. E’ questa la via giusta, e l’unica via plausibile, anche rispetto al dibattito talvolta un po’ astruso  sulla cosiddetta decrescita felice: l’unica via che fa decrescere l’impatto sui sistemi naturali di produzioni e consumi, dà  speranza e futuro a miliardi di donne e di uomini che vivono tuttora in condizioni umane inaccettabili, dà  speranza e futuro a Paesi come il nostro altrimenti condannati al declino. 

 

La terza parola è “glocal”, come intreccio virtuoso tra dimensione globale e locale. Ci piace che il mondo attuale assomigli molto più di ieri a quella che Edgar Morin chiama “terra-patria”: nella quale circolano e si scambiano liberamente, grazie soprattutto alla rete, conoscenze ed esperienze; nella quale il benessere è un orizzonte non più limitato soltanto a pochi Paesi; nella quale si afferma l’universalità  dei diritti umani, civili, sociali. La globalizzazione è un processo grandioso, inarrestabile, ma è anche un processo ambiguo:  se guidata da logiche e da interessi ristretti, come accade oggi, può perpetuare ed aggravare i fenomeni di povertà , di crisi ecologica, di deterioramento e frammentazione sociale. Più di tutto va combattuta l’idea che per trovare spazio – spazio economico, spazio culturale – nel mondo globalizzato, ogni comunità  debba rinunciare alla propria identità  e omologarsi ad uno stesso modello. E’ vero il contrario: globalizzazione e identità  sono bisogni inscindibili, nella loro necessaria compenetrazione vive la possibilità  di conservare senso all’idea di progresso. Come italiani, possiamo avvertire con una forza speciale questa consapevolezza: siamo gli eredi e i custodi delle mille città , dei mille territori che fanno dell’Italia un grande, prezioso, inimitabile mosaico. Luoghi di identità , di storie, di economie tutte diverse e tutte a loro modo uniche, luoghi chiamati oggi a confrontarsi con i flussi della globalizzazione: per l’Italia, davvero, la via alla “buona globalizzazione” non può che essere “glocal”.

 

La quarta parola è patria, come Italia e come Europa. Ci sentiamo legati, profondamente legati, alla patria italiana e alla patria europea, e pensiamo che solo in un forte investimento di idee, di azioni, di risorse umane ed economiche nella sostenibilità  ambientale l’Italia e l’Europa possano trovare un futuro degno e desiderabile. Per noi il patriottismo non è appartenenza di “sangue”, ma di “progetto”: si è italiani e si è europei per “ius soli”, se si vive stabilmente su questi “suoli” riconoscendosi perciò in un destino comune, e qualunque sia l’origine, la cultura, la religione dei propri genitori. Siamo convinti che all’Italia in particolare, l’ambiente abbia molto da chiedere – li abbiamo rovinati più di altri il nostro ambiente, il nostro paesaggio – ma anche molto da dare. Se l’economia verde è quella che produce benessere e prosperità  senza intaccare il capitale naturale, allora si può dire che l’Italia l’economia verde l’ha inventata, l’ha praticata con successo, prima di tutti gli altri. Vi è insomma una “green economy” in salsa italiana che si fonda sulla bellezza, la creatività , la convivialità , il legame sociale e culturale tra economia e territorio: tutte materie prime immateriali e dunque ecologiche, tutti talenti dei quali abbondiamo e che oggi sono la nostra arma migliore, forse l’unica vera arma su cui possiamo contare, contro i rischi di declino. Ci piace sentirci italiani e ci piace sentirci cittadini europei. Ci piace molto meno l’Europa come funziona oggi: gli stessi che hanno lasciato crescere senza regole l’economia finanziaria, oggi vorrebbero ridurre l’idea europea, l’idea federalista di Spinelli, a un direttorio di banchieri e di burocrati senza democrazia. Per questo serve un nuovo progetto di integrazione europea, basato su istituzioni democraticamente legittimate e ispirato ai criteri della sostenibilità  sociale e ambientale: un cammino così è anche l’unico antidoto efficace all’ascesa sempre più minacciosa di forze populiste, anti-europee, nazionaliste, eredi dirette dei fantasmi peggiori della storia europea.

 

Infine, la quinta parola è ottimismo. Per affrontare la crisi, la crisi globale e il “di più” di crisi italiana, servono fiducia e ottimismo. Non servono invece, peggio sono un problema, classi dirigenti come la nostra che nella politica come nel sindacato come nelle rappresentanze industriali pensano ancora, con poche eccezioni, di vivere nel Novecento, privilegiano sistematicamente la conservazione rispetto all’innovazione. Come si fa a seminare ottimismo se si è convinti che il futuro dell’energia è bucherellare il territorio, i fondali marini alla ricerca di qualche barile di petrolio, più che promuovere l’efficienza energetica e le energie pulite? Se si regalano sussidi a settori decotti come l’autostrasporto o i grandi consumatori di energia e contemporaneamente si azzerano le risorse per il trasporto pubblico locale o l’efficienza energetica? E come si fa a trasmettere fiducia se si pensa e si dice che il futuro del Mezzogiorno è nel modello-Ilva, che il futuro della Sardegna è nelle miniere del Sulcis? I minatori del Sulcis vanno difesi ad ogni costo nel loro reddito e nella loro dignità , ma continuare a spendere miliardi per estrarre carbone – oltretutto pessimo carbone – dalle miniere del Sulcis è un attentato contro il benessere presente e futuro della Sardegna e contro l’Italia.

 

Proprio l’estraneità  alla cultura ecologica è uno dei tratti più vistosi di questa non contemporaneità , di questa formidabile resistenza al cambiamento che accomuna buona parte delle forze politiche e sociali italiane, ed è uno dei principali ostacoli che  impedisce di avviare l’Italia su un cammino rinnovato di progresso che riconosca e sappia interpretare le trasformazioni sociali, economiche, geopolitiche, culturali simboleggiate dal passaggio di millennio. L’ecologia oggi evoca sfide immense e decisive: problemi globali come la crisi climatica, la perdita accelerata di biodiversità , la distanza sempre più larga tra ricchi e poveri e la persistente, enorme disuguaglianza nell’accesso alle risorse che condanna miliardi di persone ad una vita di miseria disperata; problemi europei, come l’urgenza di costruire un nuovo modello energetico fondato sull’efficienza e sulle fonti pulite; problemi spiccatamente italiani come l’inquinamento urbano, il dissesto del territorio, l’illegalità  dell’abusivismo edilizio, la criminalità  delle ecomafie. Ma l’ecologia è anche una grande speranza, richiama valori, bisogni, interessi oggi centrali nella società : i valori di quanti considerano che non possano più esservi progresso e benessere senza una profonda conversione ecologica delle produzioni, dei consumi, dell’organizzazione sociale, capace di porre un argine alla dissipazione delle risorse naturali e di fermare i cambiamenti climatici costruendo rapidamente le fondamenta di un’economia e di una società  “low carbon”; i bisogni di chi ritiene che vivere senza inquinamento – di una fabbrica, di una città  – sia un diritto, come il lavoro e come la libertà , e che acqua, aria, suolo siano beni comuni; gli interessi di migliaia di aziende  che investendo in produzioni e in tecnologie green  si dimostrano più forti della crisi economica e reclamano politiche pubbliche – non sovvenzioni, politiche – e regole più semplici e trasparenti che ne sostengano lo sforzo. 
 

Nell’incontro del 28 giugno presenteremo i contenuti programmatici del “green new deal” che proponiamo per l’Italia. Un nuovo patto che deve cambiare in profondità  tutte le principali scelte pubbliche: dal fisco alle politiche industriali, dal welfare alla spesa pubblica, dalle infrastrutture ai trasporti, dalla legalità  alle politiche civili e dei diritti. La nostra iniziativa politica non nasce contro nessuno e anzi può contribuire a un’evoluzione positiva anche delle forze politiche tradizionali. Non nasciamo contro nessuno ma nasciamo proponendo un’idea di sviluppo che non è aggiuntiva, è alternativa rispetto a quelle correnti nella politica e tra le classi dirigenti italiane. Il terreno della nostra riflessione, del nostro progetto è lo stesso terreno praticato in tanti Paesi europei da partiti e movimenti che ponendo l’ambiente al centro del loro discorso sono diventati il punto di riferimento di un numero crescente di cittadini. Di un’offerta politica così anche l’Italia ha bisogno per tornare a credere in se stessa e per aiutare l’Europa a ritrovare la via del futuro. Noi ci impegneremo per costruirla. 
 

Alessandra Bailo Modesti
Assunta Maria Brachetta
Ilaria Catastini
Roberto Coizet
Pietro Colucci
Roberto Della Seta
Francesco Ferrante
Francesco Fiore
Monica Frassoni
Giuseppe Gamba
Stefano Leoni
Rossella Muroni
Raimondo Orsini
Fabio Renzi
Edo Ronchi
Edoardo Zanchini

Sintetico resoconto della mia attività  parlamentare

Nella XV legislatura (2006-2008) eletto in Umbria nelle liste della Margherita, capogruppo del Ulivo-Partito Democratico nelle XIII Commissione ambiente e territorio.
Protagonista delle riforma degli incentivi sulle fonti rinnovabili e dell’introduzione del divieto di produzione e commercializzazione degli shopper non biodegradabili
 

RENDICONTO XVI LEGISLATURA (2009-2013)
Eletto in Umbria – Entrato in Senato il 4 novembre 2009
Componente XIII Commissione Ambiente e Territorio
Componente della Commissione d’inchiesta sull’Uranio impoverito
 

Dati sul reddito e sul patrimonio
Ho pubblicato su internet tutti i miei dati sulla situazione reddituale e patrimoniale perché lo ritengo un dovere di trasparenza.
Questo il link: http://www.senato.it/leg/16/BGT/Schede_v3/Attsen/00022803_docpatr.htm
Con il collega Roberto Della Seta ci siamo avvalsi della collaborazione di tre persone che si sono occupate della segreteria, dell’attività  legislativa e della comunicazione della nostra attività  di senatori. 
Inoltre ho versato mensilmente contributi ad associazioni e al Pd per un terzo del totale della retribuzione complessiva
 
Presenza e “produttività ” nel lavoro parlamentare
Ho partecipato al 91,75% delle votazioni elettroniche tenutesi nel corso delle sedute del Senato (3615 su 3940, dato aggiornato al 28/2/2012); a queste vanno aggiunte il 1.2% di votazioni (48) cui non ho partecipato perché impegnato in missioni autorizzate dal Senato.
In 36 occasioni mi è capitato di votare in difformità  dalle indicazioni del mio Gruppo di appartenenza, come ad esempio in occasione del voto sul finanziamento pubblico dei partiti, la riforma della professione forense, la nomina del Professor Veronesi all’Agenzia nucleare, sulla norma che avrebbe impedito cambi di casacca ai parlamentari eletti, il decreto Ilva del dicembre 2012.
 

Ho presentato come primo firmatario 20 disegni di legge, 266  interrogazioni, 392 emendamenti a provvedimenti legislativi
Questo il link per consultare i dati sulla mia presenza e produttività  parlamentare:
http://parlamento.openpolis.it/parlamentare/ferrante-francesco/1563
 

Disegni di legge
Segnalo di seguito i links solo ad alcuni tra i più rilevanti (nella mia pagina sul sito del Senato ci sono ovviamente tutti):

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlpres&leg=16&id=657326 (per la riduzione degli oneri sulle bollette elettriche)

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlpres&leg=16&id=636662  (#salvaiciclisti)

http://www.senato.it/leg/16/BGT/Schede_v3/Ddliter/testi/39207_testi.htm (sulla tutela e valorizzazione del patrimonio ferroviario in abbandono e la realizzazione di una rete della mobilità  dolce)

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlpres&leg=16&id=453996 (sull’utilizzo dei pesticidi)

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlpres&leg=16&id=660451 (sugli alimenti a Km zero) 

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/16/DDLPRES/697188/index.html (per la repressione dell’abusivismo edilizio predisposto in collaborazione con Legambiente)

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlpres&leg=16&id=447709 (per riconoscere il diritto di cittadinanza ai figli nati in Italia di cittadini immigrati )

http://www.senato.it/leg/16/BGT/Schede_v3/Ddliter/testi/39195_testi.htm (per prolungare il permesso di soggiorno ai lavoratori immigrati licenziati a causa della crisi economica) 

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlpres&leg=16&id=620103 (per liberalizzare  l’uso personale di cannabis)

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlpres&leg=16&id=445443 (per introdurre il reato di tortura nel codice penale)

Appena subentrato in parlamento ho aggiunto la mia firma a due importanti ddl:

1.      per istituire una commissione parlamentare d’inchiesta sui fatti del G8 di Genova del 2001 http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlpres&leg=16&id=00323215&part=doc_dc&parse=no&stampa=si&toc=no)

2.      per introdurre nel codice penale i reati ambientali http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlpres&leg=16&id=606078),  
 
infine da relatore ho unificato alcuni ddl sul risparmio energetico e idrico negli edifici e la certificazione edilizia il cui testo definitivo “casa qualità “ è : http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Emendc&leg=16&id=662993&idoggetto=652558 

Priorità  e risultati della mia attività  parlamentare
Ovviamente in una legislatura passata per gran parte del tempo all’opposizione e anche nell’ultimo anno in una “strana maggioranza” che consentiva ben poco all’iniziativa parlamentare, i risultati più importanti sono arrivati “in difesa”, nell’evitare cioè scempi ed errori: penso innanzitutto al condono edilizio che a più riprese – ben 17 volte –  è stato riproposto dal centrodestra (con particolare pervicacia dai senatori campani). Oppure alla bella vittoria ottenuta impedendo impedire l’approvazione della cosiddetta “legge sugli stadi”, che dietro il pretesto di favorire la costruzione di impianti sportivi più moderni e sicuri consentiva la costruzione di interi quartieri in deroga alle norme e alle procedure urbanistiche: alla Camera la legge è stata approvata all’unanimità , in Senato siamo riusciti a fermarla.
Una personale bella soddisfazione è stata l’approvazione del mio emendamento che ha salvato le festività  civili del 25 aprile, del 1° maggio e del 2 giugno.
Purtroppo in alcuni casi siamo stati sconfitti e le norme sugli incentivi per le fonti rinnovabili introdotte dal Ministro Romani con il Governo Berlusconi e  attuate dal Ministro Passera con il Governo Monti si sono confermate il pasticcio che più volte avevamo denunciato e non siamo riusciti a stabilizzare (nonostante i numerosissimi tentativi) il credito d’imposta del 55% per le ristrutturazioni edilizie ecoefficienti.
Una battaglia vinta è stata quella sul divieto di commercializzazione di shopper non biodegradabili: una  norma introdotta nella finanziaria 2007 del Governo Prodi grazie a un mio emendamento che ha dovuto subire rinvii, attacchi tentativi di depotenziamento da parte di un a lobby forte  e furba che ha trovato sponde bipartisan, ma che si è conclusa proprio negli ultimi giorni della legislatura con l’emanazione dell’ultimo decreto ministeriale.
Due risultati importanti sono arrivati nell’ultimo giorno di lavoro ordinario del Senato prima dello scioglimento delle Camere: l’approvazione in via definitiva del disegno di legge sugli spazi verdi urbani, contenente norme per favorire lo sviluppo del verde urbano e sottoporre a forme specifiche di tutela gli alberi monumentali; l’approvazione in prima lettura da parte del Senato del disegno di legge di aggiornamento della legge quadro sui parchi, che prevede più poteri per chi gestisce le aree protette.
 

F35. Ho presentato come primo firmatario una mozione contro il progetto di acquisto degli aerei da guerra F35 “Joint Strike Fighter”, che malgrado il loro costo faraonico sono sistematicamente sfuggiti a quyalunque “spending review”. 
Luoghi di detenzione. Infine un’attività  fondamentale (e forse l’unica che rimpiangerò di non poter continuare) è stata quella ispettiva nelle carceri. Sono stato all’Ucciardone di Palermo, a Catanzaro, a Cerinola in provincia di Caserta, a Sulmona, a Rebibbia a Roma, a Spoleto, a Perugia, a Padova e nel Cie di Ponte Galeria a Roma oltre a che a Lampedusa in quei giorni terribili dell’emergenza nel 2011
 

 

Le proposte degli Stati Generali delle rinnovabili e dell’efficienza energetica per la Conferenza Stato-Regioni

Non affossare le rinnovabili e l’efficienza energetica
Cambiare responsabilmente il sistema energetico

Siamo in una fase delicata e cruciale dello sviluppo delle rinnovabili in Italia e di trasformazione dell’intero sistema energetico. Le rinnovabili hanno coperto il 26% della produzione elettrica nazionale nel 2011 e si sono espanse anche nel settore della produzione di calore. Gli interventi sull’efficienza energetica hanno inoltre garantito significativi risultati negli ultimi anni, mentre ancora sensibile è il ritardo nel settore dei trasporti. Queste dinamiche hanno favorito la rapida crescita di un nuovo comparto imprenditoriale con oltre 100.000 posti di lavoro, in netta controtendenza con l’attuale fase di crisi.
Siamo tutti consapevoli che occorre adeguare il sistema di incentivi, ma questo passaggio va realizzato con interventi intelligenti, in grado di accompagnare le varie fonti verso la competitività . In questo modo si favorisce la crescita dell’occupazione e, in prospettiva, si assicura un guadagno economico per la collettività , si aumenta la sicurezza energetica del paese, si riducono le emissioni di gas climalteranti.

La ridefinizione delle modalità  di supporto alle rinnovabili e all’efficienza, se gestita male, rischia di mettere in ginocchio l’intero settore. Le proposte di decreti inviate alle Regioni, fotovoltaico e rinnovabili elettriche, sono purtroppo inadeguate e fortemente penalizzanti. La sensazione è che sia prevalso un atteggiamento punitivo nei confronti di un comparto che sta dimostrando concorrenzialità  con le fonti fossili e sta mettendo in difficoltà  gli operatori elettrici tradizionali.
Il comparto delle imprese energetiche verdi, vista la gravità  della situazione, ha avviato un coordinamento tra le varie Associazioni per confrontarsi con maggiore efficacia con le istituzioni e per modificare provvedimenti che potrebbero essere letali. Si sono così costituiti gli “Stati generali delle rinnovabili e dell’efficienza energetica”, che nel corso di due incontri a Roma in aprile hanno discusso le criticità  principali contenute nei decreti “elettrici” e hanno presentato le proposte per il settore termico e dell’efficienza ai rappresentanti di Ministeri e Regioni.

Gli Stati generali delle rinnovabili e dell’efficienza energetica hanno condiviso le proposte di emendamento ai due primi Decreti in vista della Conferenza Stato-Regioni e che il 9 maggio saranno discussi al SolarExpo a Verona alla presenza del ministro dell’Ambiente Clini.

La prima richiesta che gli Stati generali rivolgono con forza al Governo è che vengano emanati rapidamente, previa consultazione con le parti interessate, sia il decreto sulle rinnovabili termiche atteso dal settembre scorso sia la definizione degli obiettivi dei certificati bianchi al 2020, che quelli relativi alla definizione delle norme per l’immissione in rete e la promozione del biometano (in assenza dei quali si stanno bloccando, di fatto, le opportunità  di sviluppo per questo settore, che presenta significative potenzialità  per le rinnovabili elettriche, termiche ed anche per i trasporti).

Sul fronte dell’efficienza energetica e delle rinnovabili termiche sono ingenti i benefici che si potrebbero avere sia sul fronte occupazionale che della riduzione delle emissioni inquinanti, con una spesa molto ridotta, mentre la promozione del biometano potrà  dare importanti risultati anche nel settore dei trasporti.

Sull’elettrico, invece, a preoccupare le Associazioni non sono tanto i tagli degli incentivi, comunque in alcuni casi particolarmente penalizzanti, quanto l’aumento del peso della burocrazia che i Decreti introdurrebbero, quando al contrario andrebbe alleggerita come avviene in molti altri paesi. In particolare, è unanime la richiesta di abbandono del sistema dei registri e dei limiti annui allo sviluppo delle diverse tecnologie, da sostituire con un meccanismo di riduzione della tariffa che si autoregoli in funzione del volume di installazioni; si garantirebbe lo stesso risultato con strumenti di mercato evitando un approccio dirigista che avrebbe l’unico risultato di bloccare la bancabilità  dei progetti.

Per quanto riguarda il fotovoltaico, si propone di aumentare, anche se non di molto, il plafond di spesa previsto. In particolare si dovrebbe tornare al limite di 7 miliardi, già  indicato nel quarto conto energia, che consentirebbe a questa tecnologia nel medio termine di riuscire a camminare sulle proprie gambe garantendo l’installazione di migliaia di MW senza incentivi. Per accompagnare il passaggio al nuovo regime si chiede inoltre un periodo transitorio di tre mesi dalla data di raggiungimento del limite di spesa previsto. Proprio per costruire un percorso del fotovoltaico verso la grid parity che sia ad impatto zero in bolletta, si deve dare la possibilità  di usufruire dello scambio sul posto anche agli impianti sopra i 200 kW come percorso alternativo agli incentivi.
Per spingere gli interventi più utili e innovativi, occorre ripristinare i premi previsti dal quarto conto energia per gli interventi più costosi, come gli impianti a concentrazione e lo smaltimento dell’amianto. Allo stesso modo si dovrebbe prevedere un premio per impianti realizzati con almeno l’80% di materiali realizzati in Europa e comunque vanno individuate opportune forme di incentivazione a sostegno e sviluppo dell’industria nazionale. Inoltre occorre, come nell’attuale conto energia, classificare gli impianti su fabbricati rurali, come edifici visto che saranno tutti accatastati e soggetti ad IMU.

Sul versante delle altre tecnologie rinnovabili per la produzione elettrica, si chiede l’innalzamento della potenza per l’accesso ai registri a 250 kW e l’incremento del contingente annuo per le varie fonti (separando le biomasse dal biogas e scorporando i rifiuti dal decreto) che risulta largamente inferiore ai ritmi di crescita realizzati in questi anni. Inoltre i premi previsti per biomasse e biogas con particolare riferimento agli impianti di potenza inferiore ad 1 MW vanno semplificati al fine di renderli accessibili, fermo restando il raggiungimento gli obiettivi ambientali e di efficienza.

Vanno elevate le soglie per l’accesso alle aste ad almeno 20 MW (e 50 MW per l’eolico) e va aumentato il tempo consentito di costruzione per impianti più complessi. Va rivisto il meccanismo di transizione dai certificati verdi alla tariffa e il posticipo del pagamento dei certificati verdi da parte del GSE.

Queste proposte permettono di continuare nello sviluppo delle tecnologie rinnovabili consentendo, al contempo di tenere sotto controllo l’impatto in bolletta. I decreti, al contrario, porterebbero a ridurre gli incentivi da 12,4 a 11,2 miliardi di euro, con un taglio del 10%, ma con modalità  di applicazione devastanti. Infatti, a fronte di un limitato impatto sulle tariffe, come osserva anche l’Autorità  dell’Energia, si frenerebbe la crescita delle rinnovabili (secondo l’ultimo rapporto di Deutsche Bank, non si raggiungerebbero gli obiettivi al 2020) e si metterebbe in ginocchio uno dei pochi settori che si erano sviluppati in questo periodo di crisi.

Gli Stati Generali chiedono quindi che nella Conferenza Stato Regioni si tenga conto delle richieste che provengono dal mondo delle imprese.

  • AES – Azione Energia Solare
  • AGROENERGIA
  • AIEL – Associazione Italiana Energie Agroforestali
  • ANEST – Associazione Nazionale Energia Solare Termodinamica
  • ANEV – Associazione Nazionale Energia dal Vento
  • ANIE-GIFI-Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane
  • ANTER – Associazione Nazionale Tutela Energie Rinnovabili
  • APER – Associazioni Produttori Energia da Fonti Rinnovabili
  • ASCOMAC – COGENA
  • ASSIEME – Associazione Italiana Energia Mini Eolico
  • ASSO ENERGIE FUTURE
  • ASSOLTERM – Associazione Italiana Solare Termico
  • ASSOSOLARE – Associazione Nazionale dell’industria Solare Fotovoltaica
  • ATER – Associazione Tecnici Energie Rinnovabili
  • CIB – Consorzio Italiano Biogas
  • COMITATO IFI – Industrie Fotovoltaiche Italiane
  • CPEM – Consorzio dei Produttori di Energia da Minieolico
  • FEDERPERN – Federazione Produttori Idroelettrici
  • FIPER – Federazione Italiana Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili
  • GIGA – Gruppo Informale per la Geotermia e l’Ambiente
  • ISES ITALIA
  • ITABIA – Italian Biomass Association
  • KYOTO CLUB

 

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