Voto Parlamento Ue, dal 2026 gli inceneritori pagheranno le loro emissioni. “Roma ne tenga conto”

Intervista a Ohga! di Michele Mastrandrea

Il Parlamento Europeo, in Commissione Ambiente, ha deciso che dal 2026 le emissioni di inceneritori e termovalorizzatori dovranno essere pagate, secondo i principi dell’Emission Trading System europeo, da cui finora questo tipo di impianti era esentato. Una scelta che potrebbe influire sulla decisione dell’amministrazione di Roma di costruire un termovalorizzatore per risolvere il problema rifiuti della nostra capitale? Ne abbiamo parlato con Francesco Ferrante, ex parlamentare e oggi vice-presidente del Kyoto Club.

Nuova importante decisione del Parlamento Europeo, in direzione della transizione ecologica e della riduzione delle emissioni di gas climalteranti. La Commissione Ambiente, devi sapere, ha votato martedì scorso per lo stop alle esenzioni dei pagamenti previsti per i gas serra rilasciati da inceneritori/termovalorizzatori.
Dal 2026, se la decisione del Parlamento dovesse essere confermata, ogni tonnellata di CO2 prodotta da questi impianti dovrà quindi essere pagata. Come del resto previsto dall’ETS, l’Emission Trading System, meccanismo istituito 18 anni fa e pensato proprio per rendere sempre più costosoemettere gas climalteranti. Finora l’Ets aveva esentato le emissioni degli inceneritori, ma a breve la situazione potrebbe dunque cambiare.
La decisione ha una sua rilevanza in Italia, soprattutto sul dibattito cresciuto intorno all’inceneritore che potrebbe essere costruito a Roma, di cui ti abbiamo già parlato. I costi di gestionepotrebbero infatti aumentare sensibilmente. Abbiamo discusso dei significati di questo voto con Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto Club ed ex parlamentare.
Dott.Ferrante, cosa significa il voto europeo sullo stop alle esenzioni per gli inceneritori?Il voto di una commissione è il voto di una commissione, è solo un primo passo. Ma va precisato che è stato a larghissima maggioranza, compresi tutti gli esponenti ‘progressisti’ italiani, anche quelli del partito che amministra oggi Roma. Si è deciso per lo stop alle esenzioni non dal 2028, come si pensava inizialmente, ma addirittura dal 2026. Ora ci vorrà la confermadell’aula parlamentare a giugno, cosa che darei per scontata. Poi inizierà la trattativa vera e propria tra Parlamento, Commissione e Consiglio. Lì si capirà quale compromesso si troverà tra le varie esigenze. La vicenda però finirà senza dubbio con lo stop alle esenzioni previste, non credo ci saranno marce indietro.

Quanto avvenuto potrà avere ripercussioni sul progetto del termovalorizzatore di Roma?

Dispiace che l’amministrazione di Roma in questo momento risponda al problema dell’aumento dei costi, dovuto alla fine dell’esenzione, mettendosi dalla parte dei conservatori, di quelli che si oppongono in Europa alla svolta verso l’economia circolare. Anche perché quelle esenzioni non furono decise perché vinsero le lobby degli inceneritori: ma perché si calcolava che le emissioni di co2 prodotte dall’incenerimento fossero minori di quelle dovute ad altri modi di produrre energia elettrica. Ora, noi l’energia elettrica la produrremo sempre di più con fonti rinnovabili, meno inquinante, e dunque le passate esenzioni non hanno più senso. Prima o poi finiranno, e si dovrà prenderne atto. Anche da parte dell’amministrazione di Roma.

Ma con l’aumento dei costi, potrebbe essere a rischio la realizzazione stessa del progetto?

Oggi il costo medio da pagare per ogni tonnellata di rifiuto bruciato è di circa 120 euro. Costo che almeno raddoppierebbe con lo stop alle esenzioni. Il progetto a livello economico può andare comunque avanti, gettandone il costo sui cittadini, che non è detto ne siano contenti. Dovranno per forza essere scaricati sulla Tari, altrimenti non si potrebbe più fare l’impianto. Io dubito poi che si possa costruirlo entro il 2025 come si dice. Di conseguenza, visto lo stop alle esenzioni, i costi da prendere in considerazione saranno diversi.

Con questa decisione siamo di fronte a una nuova svolta europea, positiva per l’economia circolare?

Bisogna dire che oggi c’è arretratezza in Italia. Scegliere di costruire un inceneritore è antimoderno, va contro le indicazioni europee. L’incenerimento è stato escluso dalla tassonomia europea delle attività sostenibili non perché lo si ritenga illegittimo, ma perché il futuro rinnovabile non prevede quegli impianti. Vanno a esaurirsi, come il famoso inceneritore di Copenaghen. La stessa Danimarca ha deciso di ridurre del 30% le sue attività di incenerimento, è la prova di un settore in contrazione. In cui non ha senso entrare ora.

 

 

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