Il Panorama energetico italiano

scritto con Giulia Bigini

capitolo di GreenItaly 2024 – rapporto della Fondazione Symbola (integrale comprensivo delle figure di questo capitolo a questo link https://symbola.net/ricerca/greenitaly-2024/)

Anche se troppo lentamente rispetto alle sfide che la crisi climatica, per un verso – quello dell’obbligo di decarbonizzazione –, e l’innovazione tecnologica dall’altro – quello che rende sempre più conveniente il ricorso alle energie rinnovabili rispetto ai fossili –, anche il panorama energetico italiano sta cambiando e possiamo dire di essere nel pieno della transizione energetica.

Nella produzione di energia elettrica, dopo avere eliminato da anni il ricorso all’olio combustibile, ormai anche il carbone svolge una funziona assolutamente residuale e confinata quasi alla sola Sardegna e il suo definitivo phase out è previsto per la fine del prossimo anno (con l’eccezione appunto della Sardegna dove purtroppo ne sarà consentito l’utilizzo sino al 2028). La questione problematica riguarda il gas che continua ad essere la principale fonte di produzione dell’elettricità nonostante la quota sempre crescente di rinnovabili e il cui ruolo continua ad essere rilevante anche nelle previsioni del PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima). Questo scenario mette a rischio la possibilità di raggiungere i target europei di riduzione delle emissioni climalteranti e rischia di frenare le spinte alla modernizzazione del sistema che anche le imprese del settore sembrano pronte a cogliere. C’è poi il tema – forse persino più importante – della elettrificazione dei consumi, quali quelli legati ai trasporti e al riscaldamento/raffrescamento delle nostre abitazioni, ambiti in cui l’elettricità a tutt’oggi svolge un ruolo marginale e che fa sì che costituisca solo circa un quarto dei consumi energetici totali. Anche in questi  campi però il sistema delle imprese sembra pronto a fare il “grande salto”, si pensi alle innovative pompe di calore che possono rendere le case “green” e alle scelte delle case automobilistiche indirizzate sempre di più verso modelli elettrici. Tuttavia la politica, soprattutto in Italia, appare ancora troppo prudente nell’imboccare con decisione questa strada dell’innovazione e della competitività nel mondo globalizzato.

 L’eterna dipendenza dell’Italia dalle importazioni di energia

L’Italia è un Paese produttore di energia per un totale di 1,38 milioni di TJ nel 2023 di energia domestica prodotta. La produzione nazionale è costituita, principalmente da fonti energetiche rinnovabili come bioenergia (35,8%), energia idroelettrica (10,5%), solare ed eolica (30,2%) (2023) (fig 1). Un importante aumento quello della produzione energetica nazionale da fonti rinnovabili nell’ultimo decennio – raggiunto il 76,5% –  dato anche dalla riduzione della quota di fonti fossili estratta a livello domestico, a causa di costi non più competitivi.[1]

Fig 1: Produzione energetica in Italia per fonte

Per questa e le figure successive si rimanda al link del rapporto integrale in testa a questo articolo 

Anno 2023, percentuali.

Fonte: IEA, ultimi dati disponibili

Tuttavia, la sola produzione nazionale di energia primaria è largamente insufficiente a soddisfare il suo fabbisogno, rendendo così il Paese altamente dipendente da fonti di approvvigionamento estere. Nel 2023 a fronte di un aumento della produzione nazionale di fonti energetiche dell’4,1%, le importazioni nette di energia sono diminuite del 9,9%. Sono diminuite fortemente le importazioni nette relative al gas naturale (-13%), alle energie rinnovabili e bioliquidi (-25%) e ai combustibili solidi (-38%), mentre si è registrato un calo più lieve nelle importazioni nette di  di petrolio e prodotti petroliferi (-4%) e di energia elettrica (+0,5%).[2]  La quota di importazioni nette rispetto alla disponibilità energetica lorda – che indica il grado di dipendenza del Paese dall’estero –è per l’Italia pari al 74,6% nel 2023 (in diminuzione rispetto al 79,2% del 2022) (fig 2).[3]
Il settore energetico italiano dipendeva fortemente dalle importazioni di combustibili fossili dalla Federazione Russa, che nel 2021 rappresentavano un terzo dell’approvvigionamento energetico totale.  Nel corso del 2022, le importazioni di greggio dalla Russia sono state pari solo al 19,3% delle importazioni totali. Il gas naturale per il 95% è sempre stato importato dall’esterno (quasi irrilevante la produzione domestica) ma solo il 19,5% era proveniente dalla Russia, rispetto al 41% dell’anno precedente.[4]

Fig 2: Approvvigionamento energetico totale (TES) in Italia per provenienza
Anno 2023, percentuali

Fonte: MASE, 2024

Nel mix energetico italiano, il gas ricopre il ruolo principale con una quota del 38,1% sull’approvvigionamento energetico totale, seguito dal petrolio (37,5%) (2023). Il carbone gioca solo un ruolo minoritario – e in continua diminuzione –  rappresentando poco meno del 4%, mentre il peso delle fonti rinnovabili nel 2023 è sotto il 21%[5] (fig 2b).[6]

Fig 2b: Approvvigionamento energetico totale (TES) in Italia per fonte

Anno 2023, percentuali

Fonte: IEA, ultimi dati disponibili

Andando ad analizzare i trend del gas naturale – 40,5% del mix energetico italiano (2022) – nel corso del 2023 le importazioni lorde di gas naturale sono scese del 14,8% rispetto al 2022, in particolare a seguito delle sanzioni imposte dall’Unione europea alla Russia, le importazioni di gas russo si sono quasi azzerate. La sostituzione è avvenuta in parte aumentando i quantitativi di gas che giungono via tubo dagli altri paesi con cui l’Italia è collegata (principalmente dall’Algeria e dall’Azerbaigian attraverso il TAP[7]), e in parte accrescendo la quota di gas naturale liquido (GNL) che arriva in Italia attraverso le navi metaniere. Le importazioni di GNL, infatti, sono aumentate quasi del 70% in due anni.[8] Guardando ai volumi di importazione complessivi via tubo e via nave , quindi, le quote di provenienza del gas nel 2023 sono molto cambiate rispetto a quelle del 2021: come detto, il peso della Russia è sceso al 4,7% (era al 40%), mentre la quota dell’Algeria è salita dal 30,8% al 41,2%. Al terzo posto si trova l’Azerbaigian con una quota del 16,2% (era al 9,9%). Dal Qatar è arrivato l’11% del gas complessivamente importato in Italia (era 9,9%) e l’incidenza della Norvegia è risalita al 6,5%, dal 2,7% del 2021. Un altro degli aumenti più rilevanti riguarda gli Stati Uniti, la cui incidenza era solo dell’1,5% nel periodo precedente alla guerra e nel 2023 è stato pari all’8,6%. La quota della Libia, invece, è rimasta sempre pressoché costante a poco più del 4%. Nell’arco dei due anni confrontati (2021 e 2023), la quota del GNL sul totale del gas importato in Italia è raddoppiata, passando dal 12,9% del 2021 al 26,9% del 2023.[9]

In relazione ai consumi italiani di energia primaria, nel 2023 sono stimati pari a circa 157 Mtep, in riduzione del 2,5% rispetto al 2022, minimi dal 1987 (con l’eccezione del 2020). In termini di fonti, il calo dei consumi di energia primaria è la risultante di contrazioni del gas naturale (-5,6 Mtep), carbone (-2,2 Mtep) e petrolio (-1 Mtep), compensate solo parzialmente dalla maggiore produzione di energia da fonti rinnovabili (+3,3 Mtep) e da maggiori importazioni di elettricità (+1,8 Mtep), salite al massimo storico. Nel 2023 si è assistito ad un calo della domanda di energia, maturato in parte prevalente già nel I trimestre, mentre nei mesi seguenti il calo dei consumi è divenuto progressivamente più contenuto, fino alla variazione positiva del IV trimestre (+2,5%), quando i consumi di gas sono tornati ad aumentare spinti dal dicembre leggermente meno mite rispetto al 2022. [10]

Il consumo di fonti rinnovabili nell’arco dell’anno è in aumento di circa 3 Mtep sul 2022 (+10%). Il risultato del 2023 è da ricercare in buona parte nella ripresa della produzione idroelettrica, grazie a un anno meno siccitoso del precedente ma comunque inferiore del 20% alla media dei dieci anni precedenti. In decisa crescita anche la produzione da intermittenti (+6TWh sul 2022): +10% per il solare, +15% per l’eolico.

I consumi di combustibili solidi (prevalentemente carbone), dopo il +10% del 2021 (sul 2020), hanno segnato nel 2022 una variazione positiva ancora più marcata, superiore al 25% sull’anno precedente, per il maggior ricorso negli usi termoelettrici (+60% usi secondo i dati Terna). Dopo la netta riduzione del biennio 2019-20, i consumi tornano ai livelli pre-covid nel 2023 (fig 5).[11]

In termini di settori di uso finale (-3% la variazione complessiva anno su anno), la maggiore contrazione dei consumi energetici si registra nell’industria (-6%). In particolare, la domanda industriale di gas del 2023 è scesa al di sotto del minimo degli ultimi quindici anni. Se nel 2022 il calo della domanda era stato conseguenza di fuel switch (per i prezzi record) e tagli alla produzione dei settori ad alta intensità di gas, nel 2023 si stima che siano stati questi ultimi la causa prima del calo della domanda. La produzione industriale dei settori energivori, in Italia come anche in Germania, è infatti ai minimi degli ultimi trent’anni, con l’unica eccezione del 2020, e nel caso di settori come la chimica, la carta e la metallurgia i livelli produttivi del 2023 sono stati inferiori anche a quelli del 2020.[12] Inoltre, la delocalizzazione dell’industria europea in altre regioni dove il costo del gas è più basso rimane un grande fattore di rischio, ed è plausibile che più della metà della domanda industriale di gas persa dal 2022 non sarà recuperata.[13]

Netto calo dei consumi anche nel settore civile nel 2023 (-5,5%), ma concentrato nel I trimestre per il citato calo dei consumi di gas per riscaldamento. Terzo aumento annuo consecutivo invece per i trasporti (+2%), i cui consumi energetici 2023 sono tornati al livello del 2019, spinti dall’aviazione, grazie alla ripresa del traffico passeggeri (+20%) (5a).[14]

Fig 5: Consumi annui energia per fonte
Anni 2005-2023, Mtep
Fonte: Enea, 2024

Fig 5a: Consumi finali di energia per settore
Anni 2000-2023, Mtep

Fonte: Enea, 2024

Fabbisogno elettrico e rinnovabili in Italia: il 2023 registra un importante crescita delle FER

Scendendo nel dettaglio dell’energia elettrica, nel corso del 2023 i  consumi elettrici italiani sono diminuiti del 2,8% rispetto al 2022, attestandosi a 306,1 miliardi di kWh.  Molto positivo il dato relativo alle rinnovabili, che nel 2023 hanno coperto complessivamente il 36,8% della domanda, rispetto al 31% del 2022 (fig. 6). [15]  Il valore è in aumento grazie al contributo tendenziale positivo di tutte le fonti e, in particolare, della produzione idroelettrica, tornata in linea con i valori storici, dopo un 2022 all’insegna della siccità.

Inoltre, si assiste a un ulteriore incremento nel primo semestre  del 2024 (+27,3% sul 2023), dove la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili ha coperto il 43,8% del fabbisogno superando per la prima volta la produzione da fonti fossili, diminuita complessivamente del 19% sul periodo. [16]

Fig. 6: Composizione fabbisogno elettrico in Italia

Anno 2023

Fonte: Terna, 2023

Andando ad analizzare le fonti energetiche rinnovabili (FER) nel 2023, risulta che il peso della produzione idroelettrica rinnovabile è in aumento, mentre il contributo delle restanti fonti è in generale  relativa diminuzione rispetto al 2022. Il contributo della produzione idrica è stato quindi del 34% sul totale FER, seguita da fotovoltaica (27%), eolica (20,8%), biomasse (13,4%) e geotermica (4,7%).[17] Nel mese di giugno 2024, la produzione da FER risulta in ulteriore aumento (+21,5%) rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. In particolare, si registra un incremento della produzione idroelettrica (+29,4%), fotovoltaica (+18,2%) ed eolica (+29,2%).[18]

Fig. 10: Produzione della capacità in esercizio* per FER

Anni 2022 e 2023, GWh
Fonte: Terna, 2023

 Fotovoltaica

 Eolica

 Idroelettrica rinnovabile

 Geotermica

*La capacità in esercizio tiene conto di nuove attivazioni, potenziamenti e dismissioni degli impianti.

 Fig 10b: Distribuzione della capacità in esercizio* per FER

Anni 2023, MW
Fonte: Terna, 2023

 Fotovoltaica                                     

Eolica

Idroelettrica rinnovabile

Geotermica

Focalizzandoci sulle installazioni, prosegue la crescita in Italia delle rinnovabili: nel 2023 si sono toccati i massimi storici,  con il +345% dei potenziamenti su impianti esistenti e del +77% di nuove installazioni rispetto all’anno precedente. Dalle ultime rilevazioni, nel corso del 2023, risulta che sono state installate fonti rinnovabili per un totale di 5.677 MW (tra nuovi impianti ed impianti esistenti potenziati/dismessi), così suddiviso: 5.234 MW per fotovoltaico, 487 MW per eolico, -85 MW per idroelettrico e 41 MW per bioenergie. Analizzando il trend dei nuovi impianti rispetto al 2022 frenano eolico (-28%), idroelettrico (-46%) e bioenergie (-6%); di contro il fotovoltaico ha segnato un +111% (fig. 11).[19] Infatti nel 2023, l’Italia è entrata nella top 10 dei migliori mercati fotovoltaici al mondo per nuovi impianti installati.[20]

In particolare, nel 2023 il fotovoltaico raggiunge quota 4.764 MW di nuova potenza connessa (+105% rispetto al 2022). Tutte le regioni hanno conseguito un risultato positivo, tuttavia la crescita è inferiore al 100% solo in Calabria, Friuli Venezia Giulia e Puglia. La nuova potenza entrata in esercizio è costituita per il 38% da impianti di potenza inferiore ai 10 kW, per il 41% da impianti di potenza compresa tra i 10 kW e 1 MW e per il restante 21% da impianti di potenza superiore a 1 MW.

L’eolico nel 2023 ha, invece, subito una battuta d’arresto registrando -28% rispetto al 2022 e soli 380 MW di nuova potenza installata, con 101 impianti entrati in esercizio. Il 91% della nuova potenza è installata su 17 impianti di potenza superiore a 5 MW. Puglia, Sicilia, Campania, Basilicata, Liguria e Molise sono le Regioni che hanno dato il maggior contributo mentre la Sardegna non registra incrementi rispetto al 2022.

In calo del 40% rispetto al 2022 anche l’andamento dell’idroelettrico con 31 MW di nuova potenza connessa, con 72 impianti entrati in esercizio, tutti di potenza inferiore a 5 MW. Dal punto di vista regionale, solo la Toscana ha migliorato rispetto al 2022, mentre le altre Regioni registrano risultati inferiori alle aspettative. Si registra, inoltre, per il terzo anno consecutivo la dismissione di impianti esistenti per 116 MW.

Anche le bioenergie hanno diminuito il loro contributo nel corso del 2023, attestandosi sui 17 MW di nuova potenza installata (-6% rispetto al 2022), distribuiti su 79 impianti, tutti di potenza inferiore a 1 MW.  Dopo due anni consecutivi di dismissioni di impianti esistenti, nel 2023 le bioenergie registrano ben 24 MW di potenziamenti.

Fig. 11: Potenza installata FER

Anni 2008-2024, GWh
Fonte:
Elaborazioni ANIE Rinnovabili su dati Terna, marzo 2024

La lentezza nello sviluppo delle rinnovabili nel nostro Paese dipende da molti fattori – il principale resta quello legato alle procedure burocratiche-autorizzative. Il contingente del DM FER 1 è quasi esaurito, mentre la bozza del DM FER 2 ha ricevuto l’approvazione della Commissione Europea solo il 4 giugno 2024 e attende ancora la firma dei Ministri competenti. Inoltre, si attende ancora l’approvazione della Commissione europea del decreto FER X.

Anche le semplificazioni autorizzative per impianti su larga scala non hanno ancora dato i risultati sperati; sebbene il MASE (Ministero Ambiente e Sicurezza Energetica) abbia autorizzato impianti, questi attendono ora quella del MIC (Ministero della Cultura). La situazione è ulteriormente complicata da alcune Regioni che emanano provvedimenti in contrasto con il Decreto Legislativo 199/2021[21] opponendosi alle aree idonee individuate. La mancanza di coordinamento e pianificazione strategica ostacola dunque la transizione energetica del nostro Paese.

Filiera produttiva delle rinnovabili in Italia

Nel complesso delle energie rinnovabili si contano 37.655 imprese in Italia, con una dimensione media di 9,5 addetti, cifra che supera di 2,4 volte la media del totale delle aziende extra-agricole. La distribuzione nei vari settori fa emergere le attività di installazione e manutenzione (39,2%), produzione di energia (13,8%), commercio (12,3%), manifattura (9,6%), affitto e la gestione immobiliare (6,4%), progettazione e collaudo (6,1%).

Tra le 37.655 imprese attive o potenzialmente attive nel settore delle energie rinnovabili, oltre un terzo ha sede legale in Lombardia, Lazio e Campania. La Lombardia domina con 6.035 imprese (16% del totale nazionale), seguita dal Lazio con 4.084 imprese e una percentuale del 10,8%. La Campania è al terzo posto con 3.490 imprese (9,3%), seguita dalla Sicilia con 3.018 (8,0%) e il Veneto molto vicino con 2.981 imprese (7,9%). Queste cinque regioni raccolgono insieme oltre la metà del totale delle imprese censite nella filiera (52,1%) (fig 13).[22]

Fig. 13: Distribuzione territoriale delle imprese della filiera rinnovabile
Anno 2023
Fonte:
Fondazione Symbola – Italian Exhibition Group, 2024

Prospettive future: necessaria una spinta autorizzativa per nuovi impianti rinnovabili in Italia

 Elettricità Futura, ’associazione di Confindustria delle imprese che producono energia elettrica, dichiara che i suoi soci sono pronti a investimenti per “mettere a terra” 80 GW di nuove rinnovabili da qui al 2030, ovvero quelli necessari anche a raggiungere gli obiettivi europei. Ma è evidente che il dato del 2023, poco più di 5 GW di nuovi impianti, seppur raddoppiando quello del 2022, è ancora ben lontano da ciò che sarebbe necessario (e possibile).

Cosa fare? È necessaria una rivoluzione del permitting[23] che consenta una fortissima accelerazione dei nuovi impianti, ovviamente senza compromettere le necessarie valutazioni di impatto ambientale, ma superando definitivamente la sindrome NIMBY[24] che sembra colpire più gli impianti da fonti rinnovabili (e pulite) di quanto subiscano altri impianti industriali; da questo punto di vista un aiuto concreto lo potranno dare le Comunità Energetiche Rinnovabili che – volute dall’Europa e recepite seppur con qualche colpevole ritardo dal nostro Paese – potranno far toccare con mano a tanti cittadini e imprese i benefici del ricorso alle rinnovabili.

[1]  International Energy Agency, dati 2023, ultimi disponibili. https://www.iea.org/countries/italy

[2] Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (2024), La Situazione Energetica Nazionale nel 2023.

[4] Ibidem

[5] Quasi sui livelli massimi del 2020..

[6] International Energy Agency, dati 2023, ultimi disponibili. https://www.iea.org/countries/italy

[7] Il gasdotto Trans Adriatic Pipeline (TAP).

[8] ARERA (2024), Relazione Annuale – Stato dei servizi 2023, Volume 1.

[9] Ibidem

[10] ENEA (2024), Analisi trimestrale del sistema energetico Italiano – Anno 2023.

[11] Ibidem

[12] ENEA (2024), Analisi trimestrale del sistema energetico Italiano – Anno 2023.

[13] IEA (2023), Medium-term gas Report 2023.

 

[14]ENEA (2024), Analisi trimestrale del sistema energetico Italiano – Anno 2023.

[15] Terna (2023), Rapporto Mensile sul Sistema elettrico Dicembre 2023.

[16] Terna (2024), Rapporto Mensile sul Sistema Elettrico Giugno 2024.

[17] ANIE Rinnovabili (2023), Osservatorio FER- Elaborazione ANIE Rinnovabili. Dati Gaudì –Fonte Terna. Dicembre 2023.

[18] ANIE Rinnovabili, Osservatorio FER-Elaborazione ANIE Rinnovabili. Dati Gaudì –Fonte Terna. Marzo 2024.

 

 

[19] ANIE Rinnovabili (2023), Osservatorio FER- Elaborazione ANIE Rinnovabili. Dati Gaudì –Fonte Terna. Dicembre 2023.

[20] Solar Power Europe (2024), EU Market Outlook for Solar Power 2023-2027.

[21] Decreto legislativo di recepimento della direttiva (UE) 2018/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2018, sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili.

[22] Fondazione Symbola – Italian Exhibition Group (2024), Filiere del futuro – Geografia produttiva delle rinnovabili in Italia.

[23] Procedure autorizzative.

[24] Con Sindrome NIMBY (not in my back yard) si sintetizzano le op­posizioni locali a ogni tipo di impianto a prescindere dalla sua utilità.

Lascia un commento

Your email address will not be published. Please enter your name, email and a comment.