Il Pd dica no al gas e al nucleare. Lettera aperta a Enrico Letta

Non è energia green. Ti confessiamo la nostra invidia per la posizione netta di due governi a guida socialista, in Spagna e Germania

PICTURE ALLIANCE VIA GETTY IMAGES

Caro Enrico, come sai l’Europa sta per decidere sul tema della “tassonomia verde”. La questione è semplice: quali fonti energetiche vanno considerate “green”, cioè funzionali all’obiettivo di fermare la crisi climatica? Francamente siamo rimasti sconcertati dalle parole con le quali il capodelegazione del Pd al Parlamento europeo, Brando Benifei, ha commentato la bozza della decisione della Commissione europea, nella quale gas e nucleare sono compresi tra le energie “green”: “Attualmente – ha detto Benifei – non è possibile prendere una posizione sulla base di una bozza. Attendiamo di avere tutti gli elementi per poter valutare”. Poiché è da escludere che un parlamentare europeo giovane ma di esperienza com’è Benifei non sappia che è proprio in questa fase in cui circolano le “bozze” che la discussione è “aperta” e politicamente orientabile, prima che il testo finale sia adottato dalla Commissione per poi essere sottoposto a Parlamento e Consiglio, temiamo che questo esibito attendismo rifletta piuttosto un vizio “antico” della sinistra italiana che purtroppo non ha risparmiato il Pd: di fronte a temi, in questo caso la transizione ecologica, sui quali non si è capaci di elaborare un punto di vista organico e condiviso, si sceglie di non scegliere.

Da qui – ti confessiamo – la nostra invidia per la posizione netta di due governi europei a guida socialista: quello spagnolo che si è detto contrario a inserire nella tassonomia verde gas e nucleare, quello tedesco che anch’esso rifiuta l’idea di qualificare come “green” l’energia atomica e che prevede sia di chiudere rapidamente le proprie centrali nucleari sia di azzerare entro il 2030 l’uso termoelettrico del carbone.

Allora ti rivolgiamo un appello: che il Pd dica no con chiarezza al gas e al nucleare contrabbandati per energie “green”, schierandosi con quella parte maggioritaria dell’opinione pubblica italiana che ha capito quanto sia grave – ambientalmente, economicamente, socialmente – la crisi climatica e urgente lo sforzo per neutralizzarla, e con migliaia di imprese italiane che puntando su green economy ed economia circolare non solo hanno dato prova di responsabilità sociale ma stanno ottenendo risultati di eccellenza in termini squisitamente economici, malgrado un quadro legislativo e regolamentare obsoleto che certo non le aiuta (basti pensare ai tempi biblici per ottenere le autorizzazioni necessarie a realizzare un impianto per produrre energia rinnovabile).

Il nucleare, caro Enrico, non ci serve. Su quello “mitico” da fusione si fa ricerca da 50 anni, e resta tuttora una chimera, mentre i piccoli reattori da fissione che qualcuno propaganda come il nucleare “green” hanno gli stessi problemi (scorie, sicurezza) di quelli più grandi. In più il nucleare con le sue rigidità è la fonte meno adatta come complemento alle rinnovabili nella fase della transizione energetica. Esemplare il caso della Francia, leader europeo nell’energia nucleare, che in questi giorni deve importare energia elettrica ad alto costo di giorno per poi vendere sottocosto di notte (anche a noi) l’elettricità prodotta nelle sue centrali nucleari che non può fermare; oggi, non a caso, proprio la Francia è il Paese europeo che paga più cara l’energia elettrica.

Sul gas il discorso è ancora più semplice. E’ evidente che serve e servirà nella transizione; ma la tassonomia verde ha lo scopo di individuare le direzioni verso cui concentrare politiche e investimenti pubblici in campo energetico: l’Italia in particolare abbonda già di elettricità prodotta con il gas, realizzare nuove centrali a gas o nuovi impianti per l’estrazione di metano significherebbe legarci per un tempo troppo lungo a una fonte energetica fossile, certo preferibile al carbone e al petrolio ma che in base agli obiettivi europei andrà comunque eliminata entro meno di trent’anni.

Enrico: non è scandaloso che in Europa ogni Paese si batta per ciò che conviene di più ai suoi cittadini e alle sue imprese. E’ invece insensato che l’Italia sostenga decisioni che non solo rallenterebbero l’azione di contrasto della crisi climatica ma nemmeno rispondono a nostri specifici interessi nazionali.

Il Pd dunque eviti di assecondare i tanti, radicati conservatorismi che allignano nelle rappresentanze sociali, da Confindustria a parte del sindacato, e si metta alla guida politica dell’Italia più dinamica e lungimirante, dell’Italia consapevole che nella transizione ecologica è anche una grande occasione di innovazione tecnologica e competitività economica. Il Pd faccia la cosa giusta opponendosi alla “fake news” di qualificare nucleare e gas come energie pulite: si mostrerebbe all’altezza delle sue ambizioni progressiste.

PUBBLICATO SU HUFFINGTONPOST.IT

Lascia un commento

Your email address will not be published. Please enter your name, email and a comment.