Kyoto Club ha presentato le sue osservazioni al Piano di Gestione Rifiuti di Roma Capitale

Francesco Ferrante: scelta dell’inceneritore è obsoleta e anti-europea. Il Piano non risolve i problemi dell’emergenza legati al Giubileo e non promuove l’economia circolare

Kyoto Club, partecipando alla procedura di Valutazione Ambientale Strategica, ha formulato le sue osservazioni al Piano di Gestione Rifiuti di Roma Capitale.

Il Sindaco di Roma Roberto Gualtieri con il Decreto del Governo del maggio scorso è stato nominato Commissario straordinario per il Giubileo del 2025. Di conseguenza – in agosto – gli uffici del Commissario hanno predisposto un Piano di Gestione dei Rifiuti di Roma Capitale su cui è stato possibile formulare osservazioni alla Città Metropolitana entro il 30 settembre.

“La nostra prima e generale critica  ha dichiarato Francesco Ferrante, Vicepresidente di Kyoto Club – è che il Piano in realtà vuole solo giustificare una scelta impiantistica già fatta dall’amministrazione, e fallisce nell’obiettivo dichiarato dal Decreto: affrontare il Giubileo con un sistema di raccolta e trattamento dei rifiuti in grado di restituire il decoro alla nostra città ed essere in grado di reggere la pressione dei visitatori previsti per l’anno giubilare”. Nel testo del Piano non si parla di interventi programmati per l’organizzazione della raccolta e di servizi da realizzare nelle aree giubilari entro il 2025. Tanto che la parola Giubileo nelle oltre 250 pagine del Piano compare una sola volta!

Il Piano, inoltre, dimentica l’obiettivo dichiarato di “autosufficienza” ed evidenzia  che  anche lo smaltimento per tutto il 2025 è lasciato ad accordi con impianti italiani ed esteri (come allo stato attuale delle cose).

La seconda critica, continua Ferrante, consiste “nell’impatto negativo che la scelta di puntare tutto sull’inceneritore causerebbe sul fronte della crisi climatica in atto,dimostrato peraltro da chiare linee comunitarie”. Come abbiamo già avuto modo di dire lo scorso aprile, l’incenerimento dei rifiuti  (con o senza recupero energetico, ed anche nella sua variante linguistica in uso a livello nazionale – termovalorizzatori – ma a assolutamente non codificata a nella architettura regolamentare dell’Unione Europea) è esclusa dagli impianti finanziabili con i fondi PNRR in quanto non rispettoso del principio Do No Significant Harm (DNSH), che rimarca in maniera esplicita l’esclusione dell’opzione inceneritori dal novero delle soluzioni che fanno parte dell’economia circolare. Tanto più che il Parlamento europeo ha votato a favore della proposta di estendere dal 1 gennaio 2026 anche agli inceneritori il sistema ETS, i cui costi (oggi circa 100 euro/tonnellata) non sono invece previsti nel Piano. Dal gennaio 2026, secondo la proposta approvata, le aziende che inceneriscono i rifiuti urbani dovranno acquistare sul mercato le quote di CO2/prezzo di carbonio ETS (tariffa) corrispondenti alle emissioni dell’impianto per ogni tonnellata di CO2 fossile che emettono.  Da ciò ne conseguirà un ulteriore aggravio del quadro economico connesso alla realizzazione e alla gestione di nuovi inceneritori, favorendo piuttosto il riciclo e il recupero di materia in un’ottica di economia circolare.

“Il Piano è, inoltre incongruente, – spiega Ferrante – rispetto allo stesso Codice dell’ambiente. Il testo non è chiaro sugli obiettivi di recupero di materia da aggiungere, non cita studi che prevedano scenari alternativi, non prevede il ricorso a tecnologie più innovative e meno impattanti. Inoltre, ci sono evidenti errori di metodo e di sostanza nella Life Cicle Analisys (LCA) su cui si basa: ad esempio, appare errato citare le “emissioni evitate da discarica”, come se le stesse andassero considerate in riferimento alla situazione attuale e non come sarebbe corretto relativamente alle best available technologies. Dalle nostre analisi risulta evidente che l’analisi ambientale portata a motivazione dell’incenerimento va riscritta completamente per valutare le alternative di trattamento.” Il nostro auspicio è che il Commissario /Sindaco voglia adesso – proprio grazie all’occasione che gli concede la procedura di Valutazione Ambientale Strategica – fermarsi a prendere in seria considerazioni le osservazioni critiche che gli arriveranno sul Piano per aggiornarlo, renderlo più moderno ed “europeo” e presentare ai cittadini romani una riorganizzazione del servizio che da subito restituisca il decoro alla Capitale, possa rapidamente portare i numeri della raccolta differenziata a percentuali in linea con le migliori esperienze italiane (Milano ad esempio) e preveda gli impianti davvero necessari e moderni per un trattamento dei rifiuti che privilegi sempre il recupero di materia.

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