Le polveri sottili soffocano la Pianura Padana, il biossido di azoto avvelena il Sud. Bisogna investire in mobilità sostenibile
pubblicato su La Nuova Ecologia
La principale minaccia globale è senz’altro la crisi climatica dovuta alle emissioni di gas serra, ma è chiaro che non possiamo assuefarci all’inquinamento velenoso che aggredisce le nostre città continuando a mietere vittime. E che in Italia e in Europa resta il principale rischio ambientale per la salute pubblica. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), oltre sette milioni di persone muoiono ogni anno nel mondo per malattie legate all’aria inquinata. Solo nel nostro Paese, l’Agenzia europea dell’ambiente stima in decine di migliaia le morti premature ogni anno, un dato che pesa come un macigno sulle spalle di un sistema sanitario già sotto pressione.
Qualche settimana fa l’Associazione medici per l’ambiente (Isde Italia), insieme all’Osservatorio mobilità urbana sostenibile promosso dal Kyoto Club e dalla Clean cities campaign (network di associazioni di cui fa parte anche Legambiente), ha presentato i primi risultati di un monitoraggio mensile in 26 città italiane, che si avvale dei dati ufficiali Arpa/Appa per tracciare lo stato della qualità dell’aria. I risultati del primo trimestre sono allarmanti: le polveri sottili (Pm10 e Pm2,5) continuano a soffocare la Pianura Padana, mentre il biossido di azoto (NO2) – l’inquinante più strettamente legato al traffico veicolare – presenta picchi critici in molte città del Sud.
I dati parlano da soli: a Torino, nei primi tre mesi del 2025, il limite giornaliero raccomandato dall’Oms per il NO2 (25 microgrammi per metro cubo) è stato superato tutti i giorni. Milano, Palermo, Messina e Genova non sono messe meglio. Per il Pm2,5, undici città hanno già superato i limiti della direttiva Ue che entrerà in vigore nel 2030. E non parliamo solo delle grandi città, ma anche di centri di media grandezza come Terni, Padova, Vicenza e Trento, dove abbiamo registrato dati preoccupanti.
L’obiettivo dell’iniziativa ovviamente non è solo “registrare” dati e gridare all’allarme. Non ci rassegniamo a essere solo sintomo di una malattia, ma vogliamo essere parte della terapia. Lo scopo è quello di spingere le amministrazioni locali a mettere in campo le politiche più efficaci per combattere il fenomeno. È urgente ridurre da subito le auto alimentate da combustibili fossili sulle nostre strade, e per questo è fondamentale mantenere l’obiettivo europeo di fermare le vendite di auto con motore endotermico al 2035. Da qui ad allora bisogna incentivare la transizione all’elettrico e investire in mobilità sostenibile (trasporto pubblico locale e mobilità attiva). L’opposto di quello che sta facendo il nostro governo, che nella legge di bilancio 2025 ha ridotto le risorse destinate a forme di mobilità sostenibile, puntando tutto su opere faraoniche, inutili e pericolose: leggi Ponte sullo Stretto. Peraltro, c’è anche una questione sociale connessa a quella ambientale: le persone più esposte all’inquinamento sono spesso quelle che vivono in quartieri periferici, vicino a grandi arterie stradali o zone industriali. Un’altra dimostrazione che politiche in difesa dell’ambiente sono indispensabili se vogliamo maggiore giustizia sociale.