Sulla direttiva green claims allarme rientrato ma serve dibattito serio sull’equilibrio tra le regole necessarie ed eccessi di burocrazia

pubblicato su DIAC

Di fronte al suo necrologio Mark Twain disse che gli spiaceva deluderli ma la notizia della sua morte era “greatly exaggerated”. Ecco, al contrario le grida di giubilo con cui le destre europee e le lobby dello status quo hanno accolto la dichiarazione di un portavoce della Commissione UE  che venerdì scorso sembrava annunciare il ritiro della direttiva sui “green claims”, erano anche quelle piuttosto esagerate. La Direttiva Green Claims che attualmente è nella fase di “trilogo” di concertazione tra Parlamento, Commissione (che l’ha proposta) e Consiglio, mira a combattere il fenomeno del greenwashing che ovviamente con il diffondersi della sensibilità ambientale e dell’attenzione dei consumatori alle caratteristiche ambientali dei prodotti sul mercato rischia di diffondersi sempre di più. Nella furia iconoclasta contro tutto ciò che ha sapore di green le destre estreme, trascinando il Partito Popolare, e alcuni Governi, tra cui –  e come ti sbagli? –  il nostro, hanno chiesto alla Commissione di ritirare la Direttiva. Per fortuna Socialisti e Verdi hanno immediatamente reagito duramente a un’eventualità che oltre a essere un errore nel merito (è interesse di tutti, e innanzitutto delle imprese corrette nella loro comunicazione, che si impediscano messaggi fuorvianti e ingannevoli) sarebbe stato grave anche nel metodo (sgarbo al Parlamento).  Lunedì pomeriggio le cose si sono abbastanza rimesse a posto: la Commissione ha farfugliato che in realtà voleva solo evitare che gli obblighi previsti dalla Direttiva fossero estesi anche alle microimprese come richiedeva un emendamento parlamentare. Ma i relatori del provvedimento (l’italiano Sandro Gozi, di Renew Europe,  e il socialista Tiemo Wolken)  hanno chiarito che il loro mandato era appunto quello di escludere le piccole imprese da obblighi eccessivi. Allarme rientrato? Forse sullo specifico punto sì. E’ utile che ci un dibattito serio per trovare l’equilibrio tra regole necessarie ed eccessi di burocrazia che possono avere effetti collaterali anche assai negativi. Resta alta la preoccupazione per la tendenza del Partito Popolare europeo di farsi trascinare in queste battaglie di retroguardia dalla destra estrema e l’amarezza di vedere sempre schierato dalla parte sbagliata della storia il Governo italiano.

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