Il panorama energetico italiano

Capitolo di Greenitaly 2025 della Fondazione Symbola

di Giulia Bigini e Francesco Ferrante

La questione energetica in Italia non è mai stata al centro del dibattito pubblico quanto in quest’ultimo periodo. L’aggressione della Russia all’Ucraina (con le conseguenti sanzioni e la riduzione – sino alla prossima eliminazione totale – delle importazioni dei fossili russi in Europa) ha avuto il lugubre merito di fare emergere con chiarezza la fragilità di un sistema che si basa sulle importazioni – di gas e petrolio – e che, così come negli anni ’70 del secolo scorso fu esposto al “ricatto” dei Paesi OPEC, adesso è comunque in balia di tensioni geopolitiche che possono mettere a rischio la linfa vitale del suo sistema economico e industriale: l’energia appunto. La scelta – imposta dagli avvenimenti e analoga in tutta Europa – fatta dall’Italia nell’emergenza è stata quella di sostituire la Russia con altri Paesi produttori; nel nord Africa   l’Algeria, in parte la Libia, e in prospettiva l’Egitto, soprattutto grazie a recenti scoperte di mega-giacimenti di fronte alle sue coste; a questi si  aggiunge  il potenziamento del TAP per il gas azero, e l’incremento rilevante delle importazioni GNL (gas naturale liqufatto) dal Qatar e dagli Usa, grazie anche alle due navi rigassificatrici acquistate da SNAM e posizionate al largo di Piombino e Ravenna.
Una scelta inevitabile nell’immediato che, come è evidente, ci ha messo però nelle mani di partner la cui affidabilità in un futuro, anche prossimo, non è affatto certa, e che soprattutto non ha messo il nostro Paese al riparo dal rincaro spaventoso delle bollette (del gas e dell’elettricità) per famiglie e imprese. In tale frangente sembra che, ancora una volta, non si sia lavorato a una soluzione più strutturale. E l’unica che possa garantire sicurezza e indipendenza energetica è quella di puntare con forza allo sviluppo delle rinnovabili, che hanno un costo sempre più competitivo; oggi, infatti, è senz’altro più conveniente investire nella realizzazione di un campo fotovoltaico utility scale o in un impianto eolico che in nuova centrale termoelettrica alimentata da fonti fossili.
Di fronte all’aumento delle bollette elettriche è chiaro che la scelta – ormai inevitabile – del disaccoppiamento del prezzo dell’energia da quello gas si sarebbe dovuta fare immediatamente, anticipando così una dinamica del prezzo che in Paesi con una più rapida diffusione delle rinnovabili – come la Spagna – è già una realtà. In Italia, purtroppo, la crescita delle rinnovabili –  seppur  confermata dagli ultimi dati  –  è rallentata da un quadro normativo ancora inadeguato che rende faticoso (e quindi più costoso) il percorso del permitting e incerto quello delle regole – incentivazioni per le rinnovabili sperimentali rinviate troppo a lungo; alla regolamentazione inappropriata si aggiunge anche la prudenza eccessiva dell’Autorità (ARERA) e del Governo nel colpire le speculazioni che distorcono il mercato che resta  ancorato al prezzo del gas. Gli obiettivi che bisognerebbe porsi per accompagnare con efficacia la transizione in atto sono tre:

  • accelerare sull’istallazione di nuova potenza rinnovabili con norme nazionali chiare e senza eccessive deleghe alle Regioni che inevitabilmente alimentano deleteri fenomeni nimby[2];
  • promuovere l’elettrificazione dei trasporti –  senza timidezze mascherate da richieste di inesistenti “neutralità tecnologiche” – e quella del riscaldamento/raffrescamento delle nostre case – grazie anche alle pompe di calore –, in un contesto che invece ostacola il recepimento della Direttiva europea “Case Green” che ha proprio questo obiettivo;
  • spingere sull’efficienza energetica in modo da proseguire e incrementare oltre al disaccoppiamento energia/gas, –anche quello tra incremento del PIL e aumento delle emissioni climalteranti, un processo in atto da tempo ma che non si rintraccia nel PNIEC (Piano Nazionale Energia e Clima) elaborato dal Governo, in cui gli obiettivi di riduzione dei consumi non sono all’altezza di quelli fissati a livello europeo.

In questo contesto molto complesso, la forza del mercato e le capacità di innovazione che dimostra una parte del sistema industriale italiano consentono al Paese di non stare fermo, e i numeri che seguono confermano questa vitalità.

La dipendenza dell’Italia dalle importazioni di energia

L’ultimo rapporto sulla produzione domestica di energia in Italia del Mase (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) si basa sui dati 2023. In quell’anno si era registrato un incremento, in particolare nel comparto elettrico, trainato dall’aumento del contributo delle fonti rinnovabili. La generazione nazionale si era attestata a circa 1.461 ktep, con una crescita del 4,2% rispetto al 2022.[3] Nel 2024 la quota delle rinnovabili sulla produzione interna ha raggiunto l’80% (fig. 1), risultato favorito anche dal progressivo calo della produzione da fonti fossili domestiche, penalizzate da costi di estrazione meno competitivi.[4] La dinamica è costante, sia per quanto riguarda l’aumento del contributo delle rinnovabili nella produzione di elettricità (confermato dai primi dati, seppur parziali, del 2024), sia per ciò che concerne l’impraticabilità di aumentare in maniera significativa l’estrazione di gas off shore (e petrolio in Basilicata), non solo per l’impatto ambientale di quelle attività, ma anche per motivi economici.

Fig 1: Produzione energetica in Italia per fonte

Anno 2024, percentuali.

Fonte: IEA, ultimi dati disponibili[CA1] [CA2] 

I dati prodotti da IEA per la produzione di energia in Italia nel 2024 confermano sostanzialmente i numeri dell’anno precedente con l’unica eccezione della ripresa dell’idroelettrico (dal 10,5% a 13,4%) a scapito del petrolio che scende dal 16,7% al 13,7%.[5]

In generale, comunque, la produzione interna rimane largamente insufficiente a coprire la domanda nazionale, mantenendo elevata la dipendenza dalle importazioni. Nel mix energetico complessivo dei consumi del 2024, il gas naturale mantiene un ruolo centrale con una quota del 39,8%, seguito dal petrolio (35,6%), mentre il carbone ha un peso ancor più marginale, inferiore al 2% e in costante calo. Le fonti rinnovabili contribuiscono per poco meno del 23% al fabbisogno complessivo (fig 2).[6]

Fig 2: Approvvigionamento energetico totale (TES) in Italia per fonte

Anno 2024, percentuali

Fonte: IEA, ultimi dati disponibili

[CA3] 

A fronte della crescita della produzione interna le importazioni nette di energia avevano registrato un calo del 9,9%, con una riduzione significativa dei combustibili solidi, delle rinnovabili e bioliquidi e del gas naturale, mentre la contrazione per petrolio e derivati risultava più contenuta. Ovvio che tale dinamica era influenzata soprattutto dalle tensioni geopolitiche seguite all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e le conseguenti riduzioni di approvvigionamento di combustibili fossili da quel Paese, sostituiti in gran parte – ma non del tutto – con altri fornitori. Una dinamica che è ovviamente proseguita anche nel 2024. La dipendenza energetica – misurata dalla quota di importazioni nette sulla disponibilità energetica lorda – si era attestata, dunque nel 2023, al 74,6%, in calo rispetto al 79,2% del 2022 (fig. 3). [7]

Fig 3: Approvvigionamento energetico totale (TES) in Italia per provenienza

Anno 2023, percentuali

Fonte: MASE, 2024

Nel 2023 quindi la domanda di gas in Italia aveva segnato un deciso ridimensionamento, attestandosi a 61,7 miliardi di metri cubi, con un calo di circa 7 miliardi di metri cubi rispetto all’anno precedente (-10,3%). Anche le esportazioni di gas via tubo verso altri Paesi europei avevano subito una contrazione significativa, scendendo da 4,6 a 2,6 miliardi di metri cubi.

Sul fronte delle importazioni, la fornitura via gasdotto – pari a 45,0 miliardi di metri cubi, ovvero il 73,1% del totale – aveva registrato una flessione di 13,1 miliardi rispetto al 2022. La diminuzione ha colpito in particolare le forniture dalla Russia (-80%) e dal Nord Europa (-14%), mentre le riduzioni da Algeria (-2,2%), Azerbaigian (-3,3%) e Libia (-3,7%) sono risultate più contenute.

A bilanciare parzialmente questo calo è intervenuto il contributo del gas naturale liquefatto (GNL), che ha conosciuto una crescita sostenuta: +17% rispetto al 2022, raggiungendo 16,6 miliardi di metri cubi, pari al 24,9% delle importazioni totali. L’aumento ha interessato tutti i terminali nazionali, con incrementi presso Adriatic LNG-Cavarzere (+7,2%), GNL Italia-Panigaglia (+18,0%) e OLT Livorno (+3,8%).[8]

Il cambiamento nei consumi

Per quanto riguarda i consumi energetici globali del nostro Paese abbiamo a disposizione i dati del 2024 che sono stimati in circa 159 Mtep di energia primaria, con un aumento di oltre l’1% rispetto al 2023.[9] Questa, seppur ridotta, ripresa dei consumi si è verificata in concomitanza con un incremento comunque assai modesto del PIL e rappresenta la prima variazione positiva degli ultimi dieci anni, configurandosi come un caso unico nell’eurozona. A differenza dell’ultimo biennio, le condizioni climatiche non hanno contribuito a contenere i consumi: le temperature più miti dei primi mesi dell’anno 2024 sono state infatti più che compensate da quelle decisamente più rigide dell’ultimo trimestre (ottobre-dicembre)[10], determinando una maggiore richiesta di gas per la climatizzazione invernale, aumentata di circa mezzo Mtep (+2% rispetto al 2023).[11]

Nel 2024, la domanda di gas è stata pari a 61,9 mld m3, segnando un lieve aumento rispetto all’anno precedente, dopo le decise contrazioni del biennio precedente (-10% in media).[12] Il dato italiano muove soprattutto dal recupero dei consumi negli ultimi mesi dell’anno, dovuto a temperature più rigide che hanno sostenuto i prelievi delle reti di distribuzione (+2,1% sul 2023) e una ripresa marginale dell’industria (+1,6%, ma con quattro giorni lavorativi in più). Hanno conosciuto, invece, una moderata flessione i consumi destinati alla generazione elettrica scesi dell’1,4%, nonostante l’aumento sensibile nell’ultima parte dell’anno e il rimbalzo di agosto (+21,4%) a seguito di un significativo incremento della domanda elettrica per le elevate temperature.[13]

Nell’anno sono aumentati anche i consumi di petrolio, pari a 56,6 Mtep (+1,2% sul 2023), tornati ai livelli del 2022 dopo la flessione del 2023. I consumi di carbone hanno registrato, infine, un altro crollo, dimezzandosi rispetto ai livelli del 2023, in cui erano diminuiti di circa un terzo sull’anno precedente (fig. 4).[14] Questo risultato è dato in gran parte dalla termoelettrica, dove la produzione da solidi si è fermata ad appena 3,5 TWh, contro i 12 del 2023,[15] confermando che il phase out definitivo del carbone si avvicina sempre di più.

Le fonti rinnovabili hanno raggiunto un nuovo massimo storico, superando 37 Mtep (+10% sul 2023 e oltre i livelli record del 2020), grazie soprattutto al forte incremento dell’idroelettrico (+30%) e, in misura minore, delle fonti intermittenti (+8%). In particolare, la produzione fotovoltaica ha segnato un aumento del +19%, compensando il calo dell’eolico (-5%), e portando la quota delle rinnovabili sui consumi di energia primaria a oltre il 23% (+1 punto rispetto al massimo del 2020). [16]

Fig 4: Consumi annui per fonte
Anni 1980-2024, Mtep
Fonte: Enea, 2025
[CA4] 

Guardando ai consumi in termini di settori, a trainare la ripresa dei consumi energetici sono soprattutto i trasporti (+3% sul 2023), grazie alla continuazione della vivace dinamica della mobilità (sia stradale sia aerea), in aumento per il quarto anno consecutivo e ormai ben maggiore dei livelli pre-Covid. Sono in significativo aumento anche i consumi del settore civile (+2,5%), perché sono tornati a salire i consumi di gas per il riscaldamento (in linea con le condizioni climatiche); significativo anche l’aumento nella domanda di elettricità del settore dei servizi (+4%). Restano invece in deciso calo i consumi energetici industriali (-3%), in linea con la performance ancora molto negativa della produzione industriale (-3,7% quella dei beni intermedi, i più energivori) (fig. 5).[17]

Fig 5: Consumi finali di energia per settore
Anni 1990-2024, Mtep

Fonte: Enea, 2025[CA5] 

Fabbisogno elettrico e rinnovabili in Italia

Scendendo nel dettaglio dell’energia elettrica, nel corso del 2024 la domanda di energia elettrica in Italia ha registrato una nuova fase di crescita, attestandosi a 312,3 TWh, pari a un +2,2% rispetto al 2023. L’incremento è stato trainato da un andamento positivo della domanda durante gran parte dell’anno, con un picco particolarmente marcato nei mesi estivi di luglio e agosto, quando le temperature hanno superato la media climatica dell’ultimo decennio, incrementando in modo significativo l’uso dei sistemi di raffrescamento. La variabilità stagionale sta dunque diventando più marcata: ai tradizionali picchi invernali per il riscaldamento si affiancano ora picchi estivi dovuti alla climatizzazione.È in atto un cambiamento progressivo nel comportamento dei consumatori: durante i periodi estivi, il fabbisogno di energia elettrica cresce all’aumentare della temperatura per le necessità di raffrescamento, e recentemente tale correlazione sta aumentando. Oggi, quando la temperatura media supera i 27 gradi, si registra una crescita di oltre 2.000 MW per ciascun grado centigrado aggiuntivo.[18]

Per il 2024, un dato di rilievo è rappresentato dal risultato storico delle fonti rinnovabili (FER), che per la prima volta hanno soddisfatto oltre il 40% del fabbisogno elettrico nazionale: la copertura è stata pari al 41,2% della domanda complessiva, corrispondente a circa 130 TWh, in netto aumento rispetto al 36,8% dell’anno precedente.[19] La distribuzione della produzione rinnovabile ha visto un contributo preponderante dell’idroelettrico (40%), seguito dal fotovoltaico (27%), dall’eolico (17%), dalle bioenergie (12%) e dal geotermoelettrico (4%).

La restante quota è stata coperta per il 42,5% da fonti convenzionali e per la parte residua dal saldo estero (fig.7).[20]

Fig. 7: Composizione fabbisogno elettrico in Italia

Anno 2024, percentuali

Fonte: Terna, 2024



Particolarmente significativa la dinamica dell’offerta rinnovabile: nel 2024 la capacità di generazione è aumentata complessivamente di quasi il 29%, sostenuta da un incremento del 25% nella nuova potenza installata e da un’attività di repowering in crescita del 68%.[21]

Il fotovoltaico si è confermato il principale motore di questa espansione, contribuendo da solo al 90% delle nuove installazioni e al 97% dei progetti di potenziamento degli impianti esistenti. Questo risultato segna un cambio di passo nella transizione energetica italiana, rafforzando il peso delle FER nel mix elettrico e confermando la traiettoria di decarbonizzazione del sistema energetico nazionale.[22]

Nei primi sei mesi del 2025 si osserva un fatto storico per il sistema energetico italiano: per la prima volta la produzione fotovoltaica ha superato quella dell’idroelettrico, da sempre la fonte rinnovabile dominante nel Paese. Non solo nel mese di giugno, ma anche nei primi sei mesi dell’anno il fotovoltaico ha registrato un record assoluto di oltre 22 TWh (+23,1% rispetto allo stesso periodo 2024), arrivando a coprire il 34,5% della produzione da rinnovabili e superando i livelli dell’idroelettrico (33,9%) (fig. 8).

Complessivamente, tuttavia, la copertura del fabbisogno da FER nel primo semestre 2025 ha soddisfatto solo il 42% della domanda nazionale di energia elettrica (44% nel gennaio-giugno 2024), mentre le fonti non rinnovabili sono in aumento rispetto al 2024 (42,5% contro il 38,2%) e .[23]

Fig. 10: Produzione e distribuzione della capacità in esercizio* per FER

Anni 2023 e 2024, GWh e MW
Fonte: Terna, 2024

Fotovoltaica[CA6]                                                                                                              

Eolica[CA7] 

Idroelettrica rinnovabile[CA8]                                                                            

Geotermica[CA9] 

*La capacità in esercizio tiene conto di nuove attivazioni, potenziamenti e dismissioni degli impianti.

Focalizzandoci sulle installazioni, prosegue la crescita in Italia delle rinnovabili: risulta che nel 2024 le nuove installazioni di fonti rinnovabili hanno raggiunto un totale di 6.664 MW (fig. 12).

In particolare, nel 2024 il fotovoltaico raggiunge quota 5.999 MW di nuova potenza connessa (+27% su 2023). Quasi tutte le regioni hanno conseguito un risultato positivo, tuttavia la crescita è stata significativa in Lazio, con +1.256 MW di potenza installata, seguita da Lombardia (+766 MW) e Sicilia (+505 MW). La nuova potenza entrata in esercizio è costituita per il 24% da impianti di potenza superiore ai 10 MW, per il 19% da impianti di potenza compresa tra i 10 MW e 1 MW mentre per Il 18% per impianti tra i 200 kW e 1 MW.

L’eolico registra un incremento del 52% rispetto all’anno precedente, con 612 MW di nuova potenza, per il 90% concentrati in 17 grandi impianti sopra i 10 MW. Le principali regioni trainanti sono Campania (218 MW), Sicilia (166 MW) e Puglia (131 MW), mentre Basilicata e Sardegna mostrano una contrazione rispetto al 2023.

L’idroelettrico segna un modesto incremento con 28 MW di nuova capacità (-10% su 2023), concentrati soprattutto in impianti di taglia compresa tra 200 kW e 1 MW. Solo Trentino-Alto Adige, Lombardia e Liguria migliorano i risultati del 2023, mentre le altre regioni non raggiungono le attese.

Anche le bioenergie hanno diminuito il loro contributo nel corso del 2024, attestandosi sui 25 MW (+47%) di nuova potenza installata per la maggior parte distribuiti su 88 nuovi impianti di potenza inferiore a 1 MW.  Tuttavia, riprendono le dismissioni dopo lo stop del 2023, pari a 52 MW, le quali portano il bilancio in negativo di 27 MW. [24]

Fig. 12: Potenza installata FER

Anni 2008-2024, GW
Fonte:
Elaborazioni ANIE Rinnovabili su dati Terna, marzo 2025[CA10] 

Nonostante la tendenza positiva degli ultimi anni, la lentezza nello sviluppo delle rinnovabili in Italia resta legata soprattutto alla complessità delle procedure burocratico – autorizzative. Il contingente del DM FER 1 è ormai esaurito, mentre il DM FER 2, approvato dalla Commissione europea il 5 giugno 2024, è finalmente operativo: la prima asta si è svolta a dicembre 2024 e la seconda è in corso dal 7 luglio al 5 settembre 2025, con incentivi destinati a biogas, biomasse e fotovoltaico galleggiante.


Nel frattempo, è entrato in vigore il Decreto FER X transitorio, approvato da Bruxelles il 17 dicembre 2024 e firmato il 30 gennaio 2025, che resterà valido fino al 31 dicembre 2025 o all’esaurimento dei fondi. Il decreto prevede un contingente complessivo di 17,65 GW e introduce meccanismi di accesso diretto per impianti fino a 1 MW e aste competitive a contratti per differenza per quelli di taglia superiore. La versione ordinaria del FER X è attesa dopo il 2025.

Nonostante i progressi, le semplificazioni autorizzative per impianti su larga scala non hanno ancora prodotto i risultati auspicati: molti progetti, pur avendo ottenuto il via libera dal MASE (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica), rimangono in attesa dell’autorizzazione del MIC (Ministero della Cultura). Alcune Regioni continuano inoltre a emanare provvedimenti contrari al D.Lgs. 199/2021[25], opponendosi all’individuazione delle aree idonee. La mancanza di coordinamento tra amministrazioni e una pianificazione strategica frammentata ostacolano così il raggiungimento degli obiettivi di transizione energetica.


Filiera produttiva delle rinnovabili in Italia

Le imprese attive o potenzialmente coinvolte nella filiera delle energie rinnovabili ammontano nel 2024 a 40.760 unità, registrando un incremento dell’8,2% rispetto all’anno precedente e del 22,6% negli ultimi due anni. La composizione per tipologia di fonte rinnovabile rimane pressoché invariata: il fotovoltaico si conferma prevalente, rappresentando il 75,3% delle imprese, seguito da eolico (36,5%), bioenergie (22,6%), idroelettrico (17,1%), geotermoelettrico (12,9%) e solare termico (8,2%).

La dimensione media delle imprese conta 9,5 addetti, cifra che supera di 2,4 volte la media del totale delle aziende extra-agricole. La distribuzione nei vari settori fa emergere le attività di installazione e manutenzione (40,3%), produzione di energia (12,7%), commercio (11,9%), manifattura (9,2%), progettazione e collaudo (6,3%) e, per finire, affitto e la gestione immobiliare (6,2%),

Tra le 40.760 imprese attive o potenzialmente attive nel settore delle energie rinnovabili, oltre un terzo ha

la sede legale in Lombardia, Lazio e Campania. La Lombardia domina con 6.600 imprese (16,2% del totale nazionale), seguita dal Lazio con 4.432 imprese (10,9%.) La Campania è al terzo posto con 3.772 imprese (9,3%), seguita dalla Sicilia con 3.299 (8,1%), il Veneto con 3.208 imprese (7,9%) e la Puglia (3.076, 7,5%). Queste sei regioni raccolgono insieme oltre la metà del totale delle imprese censite nella filiera (59,8%) (fig 13).

Fig. 13: Distribuzione territoriale delle imprese della filiera rinnovabile
Anno 2024, valori assoluti
Fonte:
Fondazione Symbola, 2025

Nel contesto degli impianti idroelettriciè interessante il progetto diEnel, che prosegue con investimenti mirati, puntando all’integrazione tra piccoli impianti idroelettriciesolare che consentono di generare energia rinnovabile in modo efficiente e sostenibile, senza consumo di nuovo suolo, e valorizzando le risorse esistenti.
A Narzole e Montelupone, Enel ha installato due impianti fotovoltaici da 1 MWp sopra il canaleche alimentano le relative centrali idroelettriche. Gli impianti fotovoltaici (ca 2.600 moduli bifacciali di nuova generazione 3Sun (Catania)) coprono parzialmente il canale di derivazione, senza quindi occupare nuovo suolo. La struttura è equipaggiata con sensori per il monitoraggio della portata del canale e con telecamere a circuito chiuso, per garantire la sicurezza dell’impianto fotovoltaico. Nel caso di Narzole, poi, grazie alla fibra ottica stesa per l’impianto fotovoltaico e alla sua capacità installata (7MW) è stato possibile installare un sistema di sensori per una migliore gestione dell’acqua in tempo reale che consentono all’impianto di partecipare, anche se per poco tempo al giorno, alla regolazione secondaria di rete.

A Venaus, invece, Enel ha realizzato un impianto fotovoltaico galleggiante da 2 MW utilizzando lo specchio d’acqua di un grande bacino di servizio della centrale idroelettrica operativa dalla fine degli anni Sessanta. Un’ibridizzazione tra solare e idroelettrico che offre benefici per entrambe le tecnologie, migliorando l’efficienza nella produzione di energia rinnovabile. I moduli fotovoltaici di nuova generazione 3Sun, installati su strutture galleggianti, non occupano terreno e producono energia con maggiore efficienza grazie al raffreddamento naturale dell’acqua, che determina rendimenti maggiori dei pannelli solari. Inoltre, l’acqua della vasca può essere usata per la pulizia dei pannelli, mentre la presenza dell’impianto agisce a sua volta anche da “schermo” per il calore, limitando l’evaporazione dell’acqua nella vasca di carico.
Nel 2025 all’impianto fotovoltaico è stato associato un sistema di desedimentazione a ciclo continuo del limo[26] che permette una maggiore produzione di energia idroelettrica. I vantaggi: si eviterà il fermo delle attività della centrale per la pulizia periodica della stessa – aumentando così l’operatività e la competitività dell’impianto; l’idroelettrico potrà fornire servizi di regolazione sempre più preziosi; la restituzione dei sedimenti al corso d’acqua migliora l’ecosistema del fiume nel suo complesso.

Nel contesto delle rinnovabili, sempre più attenzione è riservata alle tecnologie di stoccaggio: questi sistemi permettono di ridurre l’intermittenza delle rinnovabili e assicura un migliore equilibrio tra produzione e consumo. Inoltre, limita i costosi interventi sulla rete, rendendo la transizione energetica più sostenibile e resiliente.
In questo scenario si evidenzia il ruolo della startup italiana Energy Dome, avanguardia delle tecnologie di stoccaggio per le rinnovabili. Fondata a Milano nel 2019, Energy Dome ha sviluppato un sistema innovativo di accumulo di energia basato sull’anidride carbonica. La società ha ideato la tecnologia CO2 Battery, un sistema modulare capace di immagazzinare energia elettrica su larga scala e restituirla alla rete quando necessario, contribuendo così a superare l’intermittenza tipica delle fonti rinnovabili.

Il funzionamento della CO2 Battery si fonda sull’impiego di anidride carbonica in un ciclo chiuso: l’energia elettrica in eccesso proveniente da fonti rinnovabili viene utilizzata per comprimere la CO2 e stoccarla in forma liquida a temperatura ambiente e pressione moderata. Quando è richiesta energia, il gas viene espanso e reimmesso in turbina per generare elettricità. L’intero processo avviene senza emissioni in atmosfera, in quanto la CO2 è costantemente riutilizzata all’interno del sistema.

Tale tecnologia presenta alcuni vantaggi distintivi: utilizza materiali abbondanti e facilmente reperibili (acciaio, acqua e CO₂, già disponibili in quantità industriali), non richiede terre rare o sostanze chimiche pericolose, garantisce un impatto ambientale ridotto e una lunga durata operativa. La CO2 Battery è progettata da Energy Dome per fornire accumuli di lunga durata (da 8 a 24 ore), rendendo più efficiente l’integrazione delle rinnovabili nel mix energetico e favorendo la stabilizzazione della rete.

Nel 2022, Energy Dome ha inaugurato in Sardegna il primo impianto dimostrativo di CO2 Battery al mondo, dimostrando la fattibilità commerciale della tecnologia. In seguito, grazie anche a fondi provenienti dal Breakthrough Energy Catalyst – fondato e finanziato da Bill Gate –  ed altri finanziamenti europei per supportare la transizione energetica, Energy Dome è riuscita a diffondere la propria tecnologia a livello globale, ed in tempi record. Infatti, l’azienda ha già siglato contratti con importanti realtà internazionali, tra cui Alliant Energy (USA), NTPC (India) ed ENGIE (Italia), oltre che più recentemente nel 2025 con Google, per sviluppare e implementare il proprio sistema di stoccaggio su scala industriale in Europa, Nord America e Asia. Energy Dome raggiungerà il primo GWh di capacità operativa nei prossimi due anni; con una pipeline globale in sviluppo di oltre 30 GWh si pone l’obiettivo di contribuire in maniera significativa alla decarbonizzazione del sistema elettrico globale e alla riduzione delle emissioni di CO₂.

Un’altra tra le realtà italiane più promettenti nel settore dello stoccaggio di energia rinnovabile è Green Energy Storage (GES), fondata a Trento nel 2015. Questa PMI innovativa sta sviluppando sistemi avanzati di batterie ibride costituite da idrogeno e un elettrolita liquido al mangense, capaci di immagazzinare energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e rilasciarla alla rete in maniera flessibile, contribuendo a superare l’intermittenza tipica del fotovoltaico e dell’eolico.

Il funzionamento della batteria GES si fonda sull’impiego di idrogeno prodotto e riassorbito internamente, tramite un elettrolita liquido a base di manganese, materiale pulito e facilmente reperibile. L’energia elettrica in eccesso proveniente da fonti rinnovabili viene utilizzata per generare idrogeno, che viene stoccato nel sistema in forma sicura e stabile. Quando è richiesta energia, l’idrogeno viene riconvertito in elettricità tramite celle a combustibile integrate, senza emissioni dirette di CO₂, garantendo dunque un ciclo chiuso e sostenibile.

La tecnologia presenta diversi vantaggi distintivi: utilizza materiali abbondanti e non tossici, non richiede l’utilizzo di terre rare o sostanze chimiche pericolose, assicura un impatto ambientale ridotto e una lunga durata operativa (oltre 12.000 cicli, equivalenti a circa 15-20 anni). Inoltre, risolve una delle principali sfide della transizione energetica, offrendo soluzioni di long duration storage e consentendo l’accumulo stagionale dell’energia, due elementi cruciali per un’integrazione efficace e stabile delle rinnovabili nel sistema elettrico.

Nel 2022, GES ha ottenuto un finanziamento di 53 milioni di euro nell’ambito del progetto IPCEI Batteries 2, promosso dall’Unione Europea e dal governo italiano, successivamente incrementato a 63 milioni di euro per sostenere lo sviluppo e la scalabilità industriale della tecnologia. L’azienda ha inoltre avviato collaborazioni strategiche con partner come RINA e Industrie De Nora, finalizzate alla realizzazione di prototipi e alla validazione pre-commerciale dei sistemi.

Tra i progetti legati all’accumulo, rilevante il caso dell’impianto di Enel di Trino (VC), il più grande parco solare del nord Italia[27], che sorge su un suolo di circa 130 ettari e conta circa 160.000 moduli fotovoltaici bifacciali con tecnologia all’avanguardia e 3.096 tracker che permettono ai pannelli di “inseguire” il sole, assumendo un’inclinazione diversa secondo la sua posizione.  Il parco è integrato a un sistema di accumulo di batterie agli ioni di litio (BESS) con una potenza di 25 MW e una capacità di accumulo pari a 100 MWh, che garantirà l’adeguatezza del sistema elettrico e fornirà quei servizi necessari a garantire la sicurezza dell’intero sistema elettrico. I cittadini hanno contribuito al progetto permettendo di raggiungere e superare l’obiettivo di raccolta dei fondi[28] e oggi coloro che hanno aderito all’iniziativa riceveranno una remunerazione sul capitale investito.
Un caso di eccellenza e innovazione è sicuramente il progetto Pioneer di Enel. A giugno 2025 è stato inaugurato Pioneer, acronimo di airPort sustaInability secONd lifE battEry stoRage: il più grande impianto di accumulo in Italia alimentato da batterie di auto elettriche. Si tratta di un sistema innovativo che immagazzina energia rinnovabile per usarla anche quando il sole non c’è, valorizzando batterie usate di veicoli elettrici. L’impianto è stato realizzato da Enel con l’obiettivo di supportare il fabbisogno energetico dell’aeroporto Leonardo da Vinci di Roma. Un progetto pioneristico co-finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito dell’Innovation Fund, in cui vengono riutilizzate 762 batterie esauste, di tre grandi case automobilistiche (Nissan, Mercedes e Stellantis) le quali vengono allacciate all’impianto fotovoltaico realizzato in parallelo alla pista n° 3 dell’aeroporto. Il progetto Pioneer consentirà di alimentare l’infrastruttura con energia pulita prodotta localmente, riducendo la dipendenza dalla rete e risparmiando 16.000 tonnellate di CO₂ in dieci anni. Pioneer è il primo impianto di scala industriale che integra batterie eterogenee in un unico sistema di accumulo, grazie a un avanzato software di ottimizzazione e a un’architettura concepita per essere interoperabile con batterie provenienti da diversi produttori di autovetture. Questo nuovo modello ha la capacità di valorizzare materiali e dispositivi a fine vita, creando benefici per l’ambiente, la comunità e il territorio.


[1] Realizzato da Francesco Ferrante, vicepresidente Kyoto Club, con Giulia Bigini (Eprcomunicazione).

[2] Not in my back yard: le opposizioni locali a ogni tipo di impianto a prescindere dalla sua utilità.

[3] Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (2024), La Situazione Energetica Nazionale nel 2023.

[4] International Energy Agency, dati 2024, ultimi disponibili. https://www.iea.org/countries/italy/energy-mix

[5] Dati IEA.

[6] ibidem

[7] Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (2024), La Situazione Energetica Nazionale nel 2023.

[8] ibidem

[9] ENEA (2025), Analisi trimestrale del sistema energetico Italiano – Anno 2024.

[10] ibidem

[11] Dati SNAM 2024.

[12] ARERA (2025), Relazione annuale – Stato dei servizi 2024.

[13] ibidem

[14] ENEA (2025), Analisi trimestrale del sistema energetico Italiano – Anno 2024.

[15] Dati TERNA al 2024.

[16] ENEA (2025), Analisi trimestrale del sistema energetico Italiano – Anno 2024.

[17] ibidem

[18]  Terna (2025), Rapporto mensile sul sistema elettrico, giugno 2025

[19] Terna (2025) Comunicato stampa Consumi elettrici giugno 2025.

[20] Terna (2024), Rapporto Mensile sul Sistema elettrico dicembre 2024.

[21] Anie Rinnovabili (2024), Osservatorio FER – Elaborazione Anie Rinnovabili. Dati Gaudì – fonte Terna. Dicembre 2024

[22] Ibidem

[23] Terna (2025) Comunicato stampa Consumi elettrici giugno 2025.

[24] Anie Rinnovabili (2024), Osservatorio FER – Elaborazione Anie Rinnovabili. Dati Gaudì – fonte Terna. Dicembre 2024

[25] Decreto legislativo di recepimento della direttiva (UE) 2018/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2018, sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili.

[26] Si deposita sul fondo della vasca limitando la capacità di accumulo di acqua e la capacità di regolazione degli impianti idroelettrici sia a monte (Venaus) che a valle (Mompantero).

[27] Potenza di quasi 87 MW e una produzione annua di circa 130 GWh. Soddisferà il fabbisogno energetico di circa 48.000 famiglie, evitando l’emissione di 56.000 tonnellate di CO2 e l’utilizzo di 29 milioni di m3 di gas.

[28] Tramite campagna di crowdfunding “Scelta rinnovabile” nel 2022.


 [CA1]X GRAFICO

 [CA2]Aggiornare grafico anno scorso mantenendo stessi colori

 [CA3]X GRAFICO: attenzione la sequenza delle voci qui è diversa da quella dello scorso anno, mantenere la nostra versione e i nostri colori.

NB
CELESTE (primo riquadro sx) 1,8% Carbone e prodotti derivati
CELESTE (secondo riquadro sx) 39,8% GAS NATURALE
VERDE CHIARO 3,5% Idroelettrico
VERDE SCURO (quello al centro) 8,1% Solare, eolico e altre rinnovabili
ARANCIONE 35,6% petrolio e prodotti derivati
VERDE SCURO (riquadro a dx) 11,2% biocarburanti e rifiuti

 [CA4]X GRAFICO: Analisi trimestrale del sistema energetico italiano n. 1 / 2025  pag 11

 [CA5]X GRAFICO: Analisi trimestrale del sistema energetico italiano n. 1 / 2025  PAG 12

 [CA6]X GRAFICO: Presentazione standard di PowerPoint  P 14

 [CA7]X GRAFICO: Presentazione standard di PowerPoint  P 15

 [CA8]X GRAFICO: Presentazione standard di PowerPoint  PAG 17

 [CA9]X GRAFICO: Presentazione standard di PowerPoint  PAG 18

 [CA10]X GRAFICO: Presentazione standard di PowerPoint  PAG 26

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