pubblicato su La Nuova Ecologia
Da anni nel mondo gli investimenti sulle rinnovabili superano quelli destinati ai fossili: l’innovazione tecnologica ne riduce i costi e le rende più competitive
Due sono gli argomenti preferiti di chi rema contro la decarbonizzazione e la transizione energetica, tralasciando i “negazionisti” del cambiamento climatico, il cui campione è il presidente Trump. Il primo argomento: aumentare la produzione delle rinnovabili è abbastanza inutile perché, con la crescita dei consumi globali, le emissioni continuerebbero comunque a salire. Il secondo è il vecchio “classico” per cui sarebbe inutile dannarci qui in Europa se poi i Paesi emergenti continuano a bruciare fossili.
Ora, facciamo finta di non sapere che i sostenitori di queste tesi sono quasi sempre gli stessi che vent’anni fa sostenevano che le rinnovabili erano condannate a rimanere “nicchia” e che ormai sono stati smentiti dai fatti: da anni, nel mondo, gli investimenti sulle rinnovabili superano quelli destinati ai fossili: l’innovazione tecnologica ne fa ridurre i costi e le rende sempre più competitive (si vedano i dati di una fonte insospettabile quale l’Agenzia internazionale dell’energia). I Paesi europei in cui la manifattura è più forte sono la Germania, dove le rinnovabili sono oltre la metà del mercato elettrico, e nonostante tutti i suoi ritardi e ostacoli, l’Italia, dove le rinnovabili forniscono il 40% del totale dell’elettricità. Altro che nicchia!
Ma torniamo agli attuali argomenti dei “rematori contro”: sono sbagliati entrambi. Perché i fatti hanno la testa dura e i numeri dei primi sei mesi di quest’anno dimostrano ciò che cerchiamo di spiegare da tempo. Bisogna guardare le “tendenze”. Era evidente che la crescita delle rinnovabili avrebbe cambiato le carte in tavola in tutto il mondo. E infatti il think tank sull’energia Ember ha pubblicato i dati dei primi sei mesi del 2025: la crescita di produzione di elettricità da solare ed eolico è stata il 109% della crescita della domanda di energia elettrica, quindi il primo assunto dei “frenatori” è stato smentito e le rinnovabili hanno cominciato a “sostituire” produzioni fossili, non si sono limitate a far fronte alla crescita della domanda, infatti la produzione da carbone è diminuita, e si è ridotta particolarmente in quei Paesi che hanno più fame di energia nuova, Cina e India.
Come dar torto a Malgorzata Wiatros-Motyka, l’analista di Ember che così ha commentato: “Stiamo assistendo ai primi segnali di una svolta cruciale. L’energia da solare ed eolico sta crescendo tanto rapidamente da soddisfare il crescente fabbisogno mondiale di elettricità. Questo segna l’inizio di un cambiamento in cui l’energia pulita sta tenendo il passo con la crescita della domanda. Con il continuo calo dei costi delle tecnologie, questo è il momento perfetto per cogliere i vantaggi economici, sociali e sanitari derivanti dall’aumento dell’uso di energia solare, eolica e batterie”.
È quello che sosteniamo da tanto tempo, bastava semplicemente avere gli occhiali giusti per saper vedere le trasformazioni e non farsi cogliere impreparati come invece, ahimé, sta succedendo sul fronte della mobilità elettrica.